Tifosi laziali arrestati, la Bonino finalmente si sveglia e attacca il ministro dell’Interno polacco
Un timido impegno, più che altro un auspicio. La sorte dei 22 tifosi laziali ancora agli arresti a Varsavia non sembra essere in cima ai pensieri del ministro Emma Bonino all’indomani dell’incontro tra Enrico Letta e l’omologo polacco, Donald Tusk. «Noi ci auguriamo una chiusura rapida della vicenda, preferisco dar credito al presidente Tusk nel suo incontro di ieri con il presidente Letta», ha detto a margine di un convegno alla Farnesina, rispondendo ai cronisti a proposito dell’atteggiamento di Varsavia nei confronti dei nostri connazionali e delle durissime parole del ministro dell’Interno polacco, che ieri ha definito i tifosi italiani dei “banditi”. «Sono parole sconvenienti, in particolare per un ministro», ha commentato la Bonino molto prudente, «la responsabilità è individuale, non si generalizza». La stessa polizia polacca ha parlato di manifestanti inconsapevoli, ha spiegato ancora, «la verità è che c’erano sicuramente dei violenti. Ma sono stati presi e trattenuti per tre giorni anche manifestanti inconsapevoli, con testimonianze che abbiamo di trattamenti inadeguati, come peraltro succede in molti Paesi e anche da noi».
Dopo l’intervento immediato di Fratelli d’Italia che ha chiesto e ottenuto l’informativa del governo e l’invio di una delegazione di eurodeputati, la vicenda è esplosa anche nel palazzo. Il presidente della commissione Esteri della Camera, Fabrizio Cicchitto, ha rivolto un appello «a un paese amico, al quale siamo legati per molteplici ragioni culturali e politiche, confermata ieri dal vertice bilaterale e integrativo, affinché questa vicenda si concluda nell’ambito di rapporti che devono essere improntati alla massima solidarietà». In questo quadro del tutto fuori luogo – ha aggiunto Cicchitto – ci sono apparse le espressioni usate dal ministro degli Interni polacco Sinkiewicz che ha parlato di “banditi”, quando invece casomai si deve parlare di tifosi ultrà».