Scende in politica il pm che indagò Vendola, la sinistra s’indigna. Con Ingroia e Di Pietro invece…

7 Dic 2013 13:54 - di Redazione

Sarà (anche) una donna a sfidare alle prossime elezioni il sindaco di Bari, Michele Emiliano, sotto le insegne civiche. Ma la notizia, che ha fatto molto innervosire il governatore Nichi Vendola, è che questa signora si chiama Desirée Digeronimo, proprio la procuratrice che indagò il leader di Sel per abuso d’ufficio nella gestione della sanità pugliese. Il magistrato, all’epoca titolare delle indagini sul presidente della Regione Puglia e sull’ex assessore pugliese alla Salute del Pd,  in realtà, ha una “doppia macchia” sul suo curriculum perché ha osato andare fino in fondo presentando una memoria contro la collega Susanna De Felice che lo scorso ottobre aveva assolto Vendola dall’accusa. Per la cronaca Susanna è la stessa immortalata al pranzo di compleanno della cugina di Vendola, presente Nichi, in una foto pubblicata da Panorama che scatenò una sequela di polemiche sull’amicizia tra i due. Per quell’esposto la futura candidata a sindaco del capoluogo barese venne trasferita alla Procura di Roma per incompatibilità ambientale.

Oggi la Degirolamo conferma la notizia della sua discesa in campo, che era già circolata da prima dell’estate, e il governatore non ci sta. «Siamo pronti a dialogare con tutte le forze politiche vorremmo che la politica, quella degli apparati, tornasse a fare la politica della sostanza», ha detto il magistrato attaccando senza sconti l’amministrazione Emiliano che in dieci anni ha prodotto progetti rimasti tutti sulla carta. Per Vendola è una pessima giornata per la giustizia, «mille volte – ha detto – ho sospettato che il suo accanimento nei miei confronti fosse motivato anzitutto da vanità, sebbene crudele. Oggi appare la verità: era solo una lunga, clandestina, campagna elettorale». La signora Digeronimo, insomma, non può dedicarsi all’impegno civico perché ha la toga, anzi, la sua candidatura oggi dimostrerebbe tutta la sua faziosità anti-vendoliana. Insomma Antonio Di Pietro e Antonio Ingroia vanno bene, guai a parlare di conflitto d’interesse, guai a pronunciare la parola accanimento. Ma Desirée che ha osato minare l’immagine del governatore-poeta no pasaran.

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