Posti di blocco e controlli, prosegue la caccia al “mostro” evaso grazie a un permesso premio

19 Dic 2013 11:16 - di Guglielmo Federici

Continua la caccia al serial killer evaso dal carcere di Genova dal quale era uscito incredibilmente in permesso premio. Bartolomeo Gagliano ha una storia giudiziaria che dura da 32 anni, è giudicato «molto pericoloso» dalla polizia ed è subito scattato l’allarme tra le forze dell’ordine e quanti ne conoscono le potenzialità criminali. Nella notte si è sperato che la sua fuga fosse terminata. Una persona simile nei connotati è stata segnalata al Pronto soccorso dell’ospedale di Lavagna. Ma non era lui. Ad avvertire i militari, alcuni medici che hanno detto di aver riconosciuto in quell’uomo il serial killer dopo che ne avevano visto le foto su internet e in tv. Dopo essersi sentito osservato, l’uomo si è allontanato. Anche se i  riscontri somatici non corrispondono, gli accertamenti continuano. Numerosi sono i controlli di polizia e carabinieri, anche fuori da Genova per cercare tracce e indizi che possano in qualche modo ricondurre agli spostamenti dell’evaso, in funga su una Fiat Panda Van rubata a un panettiere minacciato con una pistola, reperita chissà dove. La storia di Gagliano, che conta tre omicidi e un tentato omicidio, sembra uscire da un romanzo criminale, costellato di detenzioni, evasioni, fughe rocambolesche, estorsioni, rapine e detenzioni in ospedali psichiatrici. Il “curriculum“ criminale dell’uomo, 55enne nato a Nicosia ha riempito pagine di cronaca e centinaia di pagine di verbali e di sentenze. Fioccano naturalmente le polemiche sul direttore del Carcere di Genova Salvatore Mazzeo che di fronte a un profilo così “particolare” ha fornito una descrizione della realtà molto rassicurante, a per noi molto sconcertante: «Non credo sia pericoloso e sono sicuro che sì costituirà. Spero non succeda niente di grave – ha aggiunto – La terapia cui era sottoposto era finita e la madre stava male. Per questo ho valutato potesse avere un permesso». La direzione del Carcere ha fornito poi altre giustificazioni: «Sapevamo dei precedenti, ma non erano nel nostro fascicolo. Per noi era un rapinatore quasi a fine pena. Anche il magistrato di sorveglianza che ha firmato le ordinanze per i permessi – ha aggiunto il direttore del carcere – a quanto mi risulta ha valutato il profilo del detenuto sulla base di quel fascicolo, in cui sono indicati diversi reati ma non quelli di cui si parla oggi».  Anche i  terapisti che lo avevano in cura, secondo fonti penitenziarie, avevano avallato la concessione del permesso premio. Eppure qualche mese fa Gagliano fa aveva tentato di uccidersi tagliandosi le vene. Sarebbe morto dissanguato, se a salvarlo non fosse intervenuta la polizia penitenziaria. L’episodio sarebbe precedente alla concessione del permesso.  «Si tratta di un episodio gravissimo che richiede un accertamento molto rigorosi. Faremo chiarezza ed individueremo eventuali responsabilità», si è affrettata a commentare il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, aggiungendo: «Inutile negare che questo rischia di essere un duro colpo a quanto stiamo facendo per rendere il carcere un luogo più civile e in grado di assolvere alla propria funzione rieducativa».

 

 

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