Ogni giorno si parla di gay: stavolta per dire che sono il fulcro del turismo…

7 Dic 2013 16:04 - di Redazione

In principio erano i single: soli, senza responsabilità e spese familiari e spesso con stipendi medio-alti. A loro guardavano le aziende e più in generale gli operatori commerciali per incrementare le proprie fette di mercato. Oggi sono i gay, che come i single possono far conto su uno stipendio che vale per uno o, se sono in coppia ed entrambi lavorano, per due stipendi che valgono per due. Alle famiglie con figli va parecchio meno di lusso: uno o due stipendi devono valere in genere per tre o quattro persone. Non stupisce, quindi, che in Italia la comunità omosessuale sia quella che spende di più per le vacanze, come emerge da una ricerca di GFK Eurisko commissionata da Sonders & Beach. Il volume di affari generato dal turismo lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transessuali) si aggira tra i 2,5 e i 2,7 miliardi di euro, in linea con il trend europeo che si attesta tra i 48 e i 52 miliardi di euro. Nel dettaglio la ricerca spiega che la spesa media per una pratica di viaggio lungo per gay, lesbiche, bisessuali e transessuali è 1070 euro, mentre per un week end 309 euro. Per gli altri turisti italiani la media è quasi la metà di queste cifre. Incide anche il fatto che in questa fetta della popolazione si viaggia più degli altri: il 56% contro il 45%, facendo più vacanze durante l’anno e soprattutto nei week end. Anche questo, a ben vedere, è un dato che non stupisce, perché la famiglia rappresenta un dispendio non solo economico, ma anche di tempo ed energie. Inoltre, il 56% dei viaggiatori gay nell’ultimo anno si è concesso una vacanza di oltre 10 giorni. I viaggi di lungo raggio sono i più gettonati e le destinazioni predilette sono quelle del Nord America. Per questo molte aziende italiane, come è stato fatto notare durante un convegno promosso dal Global Work For Tourism e Qmagazine con il Patrocinio della Camera di Commercio di Milano, stanno investendo su mercati esteri per questo segmento di consumatori e non lo fanno invece in Italia dove pure, a dispetto del racconto del Paese che viene spesso offerto, «il 73% della popolazione – ha spiegato Alessio Virgili, ambasciatore Iglta (Internatonal Gay& Lesbian Travel Association) – condanna le discriminazioni contro i gay». «Non bisogna avere timori, perché non si paga pegno alla clientela tradizionale se ci si dimostra gay friendly», ha aggiunto Virgili, cercando di invogliare gli operatori ad appropriarsi di questa fetta di mercato.

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