L’ultima promessa della Kyenge in audizione al Senato: “Daremo le case ai rom”
I nomadi non hanno colpe, sono solo “vittime” e le violenze sono dovuti ai campi. Quindi bisogna dare le case ai nomadi. La Kyenge torna sull’argomento, insiste, continua la sua politica “giustificazionista”, finge di non capire il perché della rabbia della gente comune, costretta a subire episodi di prevaricazione, furti negli appartamenti, angherie di ogni genere. E nel contempo fa capire che in alcune città, a partire da Roma, ci sono sindaci che la pensano come lei. «I campi nomadi negli anni hanno alimentato il disagio abitativo delle popolazioni rom e sinte, fino a divenire presupposto e causa della marginalità spaziale e dell’esclusione sociale per coloro che li subiscono», ha detto la Kyenge, nel corso di un’audizione in Commissione diritti umani del Senato. «Stiamo lavorando per prevedere, di intesa con gli enti locali cui offriremo supporto ed assistenza tecnica, percorsi progettuali individuali o familiari, calibrati sulle esigenze e sui bisogni delle persone. Siamo consapevoli – ha aggiunto – che questi insediamenti, sorti in un’ottica emergenziale e con l’obiettivo di accogliere temporaneamente persone in transito, non sono in grado di rispondere alle esigenze di famiglie che hanno sempre vissuto in modo non stanziale, diventando facilmente luoghi di degrado, violenza e soprusi». Kyenge ha affermato che «le città metropolitane maggiormente interessate, in primo luogo quella di Roma che vede una presenza di circa 6/7.000 Rom e Sinti, si stanno adoperando per sperimentare dei processi positivi di integrazione, anche abitativa, a conferma di un’esigenza sempre più sentita dalle stesse autorità locali» e ha concluso che «l’affrancamento dal campo, come luogo di degrado fisico e relazionale di intere famiglie Rom e la loro ricollocazione in alloggi dignitosi, è possibile, anche se le esperienze di successo rappresentano in Italia una realtà difficile da realizzare, a causa della complessità delle azioni necessarie per favorire la transizione». Il ministro ha infine confermato il suo impegno per «promuovere soluzioni abitative che rispondano alle esigenze e ai bisogni specifici di famiglie Rom, non stanziali, itineranti o di recente immigrazione; favorire politiche integrate di cooperazione interistituzionale per l’offerta abitativa rivolta a Rom, Sinti e Caminanti; favorire l’informazione sulle risorse economiche e i dispositivi amministrativi a disposizione delle amministrazioni pubbliche per le politiche abitative, e sulle opportunità immobiliari per le famiglie Rom, Sinti e Caminanti».