L’eroica sfida di Caterina agli animalisti che difendono i topi e insultano una ragazza malata

28 Dic 2013 16:26 - di Luca Maurelli

Dopo il fango, la richiesta di tregua, da una persona malata che ha la “grave” colpa di aver fatto arrabbiare gli animalisti italiani sostenendo che la vita umana, se c’è una grave patologia di mezzo, viene prima di quella animale. Meglio una giovane vita oggi che un topo o una scimmia domani, dunque: questo il banale concetto che ha mandato in tilt il circuito dell’integralismo animalista, da sempre roccaforte della sinistra ideologica e sessantottina. «Io sono ricoverata perché sto male. Non è il momento per interviste. Poi, comunque, la mia idea l’ho espressa in tre video. Per cui gradirei, almeno per adesso, di non essere disturbata. In questo momento vorrei visite solo di amici veri. Pace e bene, migliori auguri a tutti», è l’appello, rivolto soprattutto ai giornalisti, lanciato oggi su Facebook da Caterina Simonsen, la ragazza ricoperta di insulti dopo che aveva fatto notare di essere viva solo grazie alla sperimentazione animale e aver ringraziato gli scienziati (e le cavie) che le hanno permesso di sperare ancora.Caterina è infatti ricoverata per una serie di gravi patologie. Il suo video appello, fatto alcuni giorni prima di Natale, nel quale spiegava le sue posizioni in favore della sperimentazione animale, hanno scatenato una discussione sul tema.  Anzi, più che una discussione, una persecuzione mediatica con accuse e auguri di morte, da parte di pseudo-difensori degli animali, nei cui istinti più beceri, evidentemente, si riconoscono.  «Io, Caterina S. – aveva scritto al giovane malata su Facebook – ho 25 anni grazie alla vera ricerca, che include la sperimentazione animale. Senza la ricerca sarei morta a 9 anni. Mi avete regalato un futuro». Ma in tanti, per tutta risposta, le avevano augurato una rapida fine. «Per me puoi pure morire domani, non sacrificherei nemmeno il mio pesce rosso per un’egoista come te», è stato uno degli “messaggi” più violenti.

Oggi anche la facoltà di Medicina veterinaria di Bologna si è voluta stringere attorno a Caterina Simonsen. Il direttore del dipartimento di Medicina veterinaria Pier Paolo Gatta l’ha contattata per esprimerle tutta la solidarietà e l’affetto dell’ateneo bolognese. «Le offese e le minacce – ha detto il professor Gatta – sono da respingere nel modo più categorico. Innanzitutto vogliamo fare sentire a Caterina la nostra solidarietà e la nostra vicinanza, anche perché lei sta vivendo una vita difficile». Il suo caso, però, secondo Gatta, ha portato all’attenzione un ”clima ostile” che c’è quando si parla di scienza. «Io – ha detto – sono favorevole alla riduzione dell’impiego degli animali nella sperimentazione, ma non è possibile rinunciare al dialogo. Assolutizzare un particolare e farne una battaglia di principio è il modo peggiore per affrontare situazioni complesse come questa. Si prende un caso, se ne fa una bandiera e ci si divide in pro e contro, curva nord e curva sud».

Ma intanto, se il dibattito inizia con una caterva di insulti, è difficile immaginare che possa proseguire su basi più o meno civili. Con grave nocumento alla causa degli stessi animali, a cui tutti, in primis Caterina (che nel suo profilo Fb si fa ritrarre con in braccio un cagnolino e un furetto) non possono non guardare con affetto e gratitudine.

Ecco il primo dei video pubblicati da Caterina.

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