La vecchia Triplice prova la sfida della piazza. Ma ne esce con le ossa rotte
Finalmente si sono svegliati dal lungo letargo. Sono i sindacati confederali che di fronte a un Paese intero che protesta si sono posti il problema di non perdere la piazza e per questo hanno deciso di provarci anche loro. Non è la guerra dichiarata che sarebbe necessaria in una situazione come questa, con i disoccupati che aumentano, il reddito che diminuisce, i consumi che languono, l’ec0nomia sempre in recessione, ma è già qualcosa. Peccato che sia fatta solo ad uso e consumo dei papaveri della Triplice che fanno la faccia feroce perché debbono salvare la faccia e togliere qualche argomento ai “forconi”. La mobilitazione è di quelle destinate a passare senza lasciare traccia, una riunione per pochi intimi, ma intanto contribuisce a certificare, assieme alle altre proteste, che l’indirizzo di politica economica di questo governo è sbagliato e non porta da nessuna parte. La legge di stabilità, all’esame del Parlamento, non dà al Paese quello shock che sarebbe necessario, sentenziano Camusso, Bonanni e Angeletti che mentre alzano le barricate si siedono contemporaneamente al tavolo di Palazzo Chigi senza riuscire a spostare di una gli impegni economici del governo. I leader di Cgil, Cisl e Uil nel corso di un presidio di fronte a Montecitorio hanno ribadito le richieste per la pressione fiscale sul lavoro dipendente e sui redditi da pensione e per la destinazione in questo senso di quanto sarà recuperato con la spending review e con la lotta all’evasione fiscale. «C’è un punto limite per tutto e il punto limite è vicino – ha avvertito Camusso – se non ci saranno risposte ci ritroveremo nelle piazze . A galleggiare questo Paese va in rovina e noi in rovina non lo vogliamo». I sindacati hanno manifestato in tutta Italia con diverse iniziative a livello territoriale e migliaia di persone per le strade in diverse città italiane, con episodi di tensione, come a Torino, dove al termine del comizio, si sono verificati scontri tra studenti e polizia. I lavoratori, insomma, sull’argomento hanno idee diverse rispetto alla leader della Cgil. Se a Corso d’Italia a Roma si pensa che stiamo arrivando al livello di rottura, nelle fabbriche e nelle famiglie si è sempre più convinti che questo livello è già stato superato da un pezzo. E ci vuole ben altro che le rassicurazioni di Camusso, Bonanni e Angeletti per convincere gli italiani che stiamo uscendo dalla crisi e che il peggio è passato. Il peggio è adesso. Perché mai come in questi ultimi mesi la povertà si è toccata con mano, le mense dei poveri si sono andate affollando fino all’inverosimile, i padri di famiglia hanno dovuto tagliare anche sull’essenziale. E per il 2014 le prospettive non sono buone: «Con questo ddl – sentenzia lo stesso Angeletti – si rischia solo che nel 2014 cresca la disoccupazione». Appunto, l’uscita dal tunnel per ora non si vede e il governo Letta si limita ad andare avanti al buio, procedendo a tentoni.