In ricordo di Sergio Neri, il combattente in scooter: dalla Decima Mas al Msi

18 Dic 2013 16:49 - di Massimiliano Mazzanti

A tanti anni dalla fine della seconda guerra mondiale, Sergio Nesi era ancora, per il tutti, il Comandante. Non solo nella sua Bologna, che ancora girava in “scooter”, quasi fosse un ragazzino, fino a qualche mese fa, ma in tutti gli ambienti in cui si conservava memoria del suo passato di indomito combattente agli ordini del principe Junio Valerio Borghese. Uomo d’azione, dunque, ma anche di penna, raffinata e accorta, tanto che il suo Decima Flottiglia nostra… non è solo un libro di ricordi del tempo bellico, ma il testo ufficiale adottato dall’Ufficio storico della Marina per ciò che riguarda i mezzi d’assalto operanti nel triennio ’43-’45. Petroniano “doc”, era nato a Corticella, quando ancora l’attuale quartiere a nord del capoluogo emiliano faceva comune a parte, il 25 maggio 1918. A 19 anni, entra all’Accademia navale, nel leggendario corso “Alcione”, e diventa “aspirante guardiamarina” proprio alla vigilia del grande conflitto. Dopo varie esperienze di comando nel Nord Adriatico, si trova a Portorose, quando l’Italia viene macchiata dall’onta dell’8 settembre. Senza esitazioni, si schiera con la Repubblica sociale italiana e rientra in servizio nella X Mas. È in questo frangente, quando assume il Comando della Base operativa Sud di Fiumicino, che porta a segno una delle sue imprese più significative, affondando una corvetta nemica a bordo di uno Sma. Impresa che valse a Nesi la medaglia d’argento al Valor militare. Catturato al largo di Ancona, dove tentava, nel novembre ’44, un’ulteriore azione di assalto navale contro le soverchianti forze nemiche, fu internato in Algeria e poi a Taranto. Mai domo, Nesi non attese amnistie o liberazioni, fuggendo dal campo e rientrando, dopo varie traversie, nella sua amata Bologna. Il dopoguerra lo vide brillante ingegnere del Genio Civile, dove svolse una luminosa carriera terminata col ruolo di direttore generale. Alla professione ministeriale, accompagnò anche la passione di memorialista militare, con una decina di volumi sulla storia della X Mas e del principe Borghese tutt’ora apprezzatissimi non solo dai cultori della materia, ma dagli accademici. Iscritto al Movimento sociale Italiano – Destra nazionale, pur non avendo mai aspirato a una carriera politica, non mascherò mai i suoi sentimenti, illustrando con la sua adesione e la sua presenza costante alle manifestazioni del partito la federazione di Bologna.

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