Il pasticcio della web tax spacca il Pd e crea una grana intercontinentale

16 Dic 2013 18:54 - di Corrado Vitale

Se il buon giorno si vede dal mattino, non pare proprio che la leadership di Renzi sia fattore di unità interna per il Pd. La prima grana  si chiama web tax e la dice lunga sulla disomogeneità culturale del Pd. Quello che è successo ha dell’incredibile. Il primo atto è firmato dal deputato dem  Edoardo Fanucci, che in Commissione Bilancio (presieduta da Francesco Boccia) riesce a far passare un suo emendamento alla Legge di stabilità  che introduce un giro di vite fiscale per i giganti del Web che operano in Italia (Amazon, Google Amazon). Non solo li obbliga all’acquisto di pubblicità e servizi di e-commerce da operatori con partita Iva italiana, ma introduce anche un vincolo di tracciabilità nei pagamenti dei servizi pubblicitari sulla rete. L’intenzione sarebbe anche buona: recuperare risorse spremendo i giganti del web.  Ma l’effetto sarebbe disastroso. Gran parte  dell’attività di commercio elettronico abbandonerebbe l’Italia con ripercussioni pesanti sulla nostra economia. A tutto questo andrebbero poi aggiunte le possibili ripercussioni a livello europeo, perché la web tax  violerebbe di fatto il principio della libera circolazione delle idee e delle attività economiche. Tant’è che da Bruxelles è subito arrivato un colpo di avvertimento. Prima di trincerarsi dietro un impenetrabile “no comment”, le autorità Ue anno sapere che la legislazione degli Stato membri non deve violare i princìpi della “non-discriminazione fiscale” e della “libera circolazione di merci e capitali”.

Insomma, un bel pasticcio. Il primo a correre ai ripari è Renzi in persona, che dal palco dell’assemblea del Pd tuona alla sua sarcastica maniera: «Dalla nuvola digitale siamo passati alla nuvola nera di Fantozzi». I deputati renziani si mettono subito in moto fin da  lunedì per cancellare l’imbarazzante emendamento. Ma il guaio è fatto. Segnali di perplessità arrivano d’oltre Atlantico. Grillo non perde po l’occasione per sferrare un altro colpo al Pd, paventando la marginalizzazione dell’Italia dall’economia digitale.  Il “partito delle tasse” però non disarma. Boccia difende la bontà dell’emendamento e il principio dell’“equità fiscale”.  E un perfido siluro a Renzi arriva da Velina Rossa: «Dal caimano rosso (così Pasquale Laurito definisce il leader del Pd n.d.r.) l’unica cosa chiesta con faccia risolutiva indovina cosa era? Che venisse subito cancellata la cosiddetta web tax, tanto odiata dai giganti dell’economia digitale e che è stata appena introdotta nella legge di stabilità. È questo l’unico passaggio del discorso che ieri il taverniere ha letto, per il resto completamente a braccio».

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