I Forconi allentano la presa, i sindaci leghisti vanno a Bruxelles e la polizia li identifica

19 Dic 2013 20:18 - di Redazione

Il giorno dopo la protesta a piazza del Popolo cala l’attenzione sui Forconi e i riflettori della politica sono tutti puntati sulle manovre di Matteo Renzi relative alla legge elettorale. Ma il capo dei Forconi pontini, Danilo Calvani, continua a far parlare di sé: convocato in Procura a Torino non si è presentato. Il suo legale, Alessandro Saieva, ha inviato un fax dove scrive che “le condizioni economiche del predetto gli impediscono di affrontare il viaggio da Latina a Torino”, ma che “è disponibile a venire con mezzi della pubblica autorità”. Calvani era stato convocato come persona informata sui fatti relativamente ai blocchi della scorsa settimana nel capoluogo piemontese e provincia. L’interessato ha poi sottolineato: “Se vado e torno da Latina a Torino sono almeno 300 euro, non è che mi posso ammazzare. Ci sono l’autostrada, la benzina, devo mangiare e dormire. Ho un’azienda agricola e siamo economicamente al disastro…”. Quindi, Calvani ha spiegato che i protagonisti degli incidenti a Torino sono estranei ai Forconi: “La violenza non ci appartiene”.

Il coordinamento 9 dicembre ha proseguito le sue iniziative locali: un presidio si è svolto davanti la sede di Equitalia a Varese, dove sono state bruciate alcune cartelle esattoriali; a Torino i manifestanti avevano annunciato un corteo che però si è ridimensionato a presidio per il numero esiguo dei partecipanti. Un flash mob a sostegno della protesta è stato realizzato a Padova da CasaPound: gli attivisti, indossando maschere tricolori, hanno anche issato sul pennone presente in piazza dei Signori uno striscione lungo una decina di metri, con la scritta “Alcuni Italiani non si arrendono” e il tricolore.

Un gruppo di amministratori leghisti, tra cui il presidente provinciale di Sondrio, Massimo Sertori, ed i sindaci di Morazzone, Matteo Luigi Bianchi, di Adro, Oscar Lancini, e di Seregno, Giacinto Mariani, hanno protestato infine contro l’Europa davanti al Parlamento Ue. Sono stati identificati dalla polizia che ha contestato loro di aver sventolato bandiere della Lega dove è vietato esporre simboli politici.

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