E il Pd chiamò la celere in forze… contro i disoccupati

3 Dic 2013 17:49 - di Corrado Vitale

La foto di un cordone di polizia che protegge la sede nazionale del Pd  dall’assalto dei disoccupati napoletani inferociti è davvero un segno dei tempi. Mentre il partitone della sinistra segue ipnotizzato la sfida in neopolitichese tra Renzi, Cuperlo e Civati, le fasce più deboli della società se ne infischiano dei nuovi riti partitocratici e reclamano il loro diritto al lavoro proprio contro la forza politica che si dice paladina degli interessi dei più poveri e dei più svantaggiati. È quello che è  successo nel pomeriggio di martedì 3 dicembre a Roma.  Una cinquantina di disoccupati partenopei  ha  tentato un blitz all’interno della sede del Pd. Si tratta di disoccupati del gruppo Bros e di Edn (Euro disoccupati napoletani). Dovevano essere ricevuti dal Ministero del Lavoro, ma la cancellazione all’ultimo momento dell’incontro ha generato la loro rabbia. Prima hanno manifestato a Fontana di Trevi. Poi un gruppo si è staccato e ha raggiunto la sede del Pd.  E non è certo un caso se hanno scelto proprio quell’obiettivo per sfogare la loro frustrazione. Evidentemente si sono sentiti presi in giro e turlupinati dalla sinistra di lotta (quando si tratta di fare demagogia) e di governo (quando invece si tratta di onorare le promesse con gli elettori).

Gli atterriti impiegati del Pd hanno chiesto l’intervento della celere che è riuscita a bloccare l’assalto. Ma non sono mancati attimi  di paura e di tensione. Alla fine quaranta manifestanti sono stati fermati.  Ecco il racconto dei dipendenti di largo del Nazareno: «Abbiamo avuto paura, sono stati minuti lunghissimi. hanno provato a raggiungere i piani superiori della nostra sede ma sono stati bloccati dagli uscieri, due dei quali sono anche rimasti contusi nel parapiglia. Sono stati spintonati e presi a calci». La sede del Pd è rimasta a lungo presidiata dalle forze dell’ordine.  «La sensazione – dicono ancora di dipendenti Pd – è che i manifestanti individuassero nel nostro partito il governo. Non essendo stati ricevuti al ministero del Lavoro hanno pensato di irrompere qui».

E già, chissà perché è accaduto. Ecco come i disoccupati hanno spiegato le loro ragioni durante il sit-in a Fontana di Tevi. «Siamo i cosiddetti disoccupati Bros, a Napoli siamo 3.000 – dice Aminto Cesarino- abbiamo percepito 480 euro al mese per anni come accompagnamento al lavoro. Invece siamo stati solo  parcheggiati ». Ad Aminto fa eco Luigi: «Dal 2005 al 2009 (durante la giunta bassolini n.d.r.)  abbiamo frequentato, per 18 ore settimanali, corsi regionali sul ciclo dei rifiuti e sulla raccolta differenziata, ma anche sulla bonifica delle coste. Dopo quattro anni siamo formati, eppure nessuno ci ha aiutato a trovare un lavoro in questi campi così come ci era stato promesso».  Promesse mancate. È una vecchia storia della sinistra italiana. Ma stavolta la situazione del lavoro in Italia è troppo grave perché i tanti illusi e ingannati possano passarci sopra.

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