Disoccupazione e sommerso: così l’Italia fa i conti con la crisi

12 Dic 2013 18:23 - di Giovanni Centrella

La caduta del Pil nel terzo trimestre 2013 si è arrestata. La frenata si è verificata per la prima volta dal terzo trimestre 2011. Da lì in poi abbiamo percorso tutti quanti noi, lavoratori e imprese, una pericolosa discesa. Siamo arrivati a oggi con le ossa fratturate sia come società, nella quale è cresciuta a livelli vertiginosi la povertà, sia come sistema produttivo. Tutti ormai parlano di desertificazione industriale senza tanti giri di parole.

Una simile battuta d’arresto è quindi un segnale da prendere in considerazione. Un segnale che però è del tutto isolato tra molti altri negativi. Ad esempio, i circa due milioni, per la precisione 1,7, di domande di disoccupazione pervenute all’Inps nei primi 10 mesi del 2013 (+ 31% rispetto al 2012). Come se non bastasse l’Ocse ci ha ricordato che il tasso di disoccupazione nell’area si è attestato al 7,9% a ottobre, invariato per il terzo mese consecutivo. In numeri assoluti le persone senza lavoro sono pari a 47,8 milioni, 13,1 milioni in più rispetto al luglio 2008. Numeri da capogiro, ai quali l’Italia dà il suo ragguardevole contributo: il nostro tasso di disoccupazione appare fermo al 12,5%, a fronte di una media Ue del 10,9%, con quello giovanile in netta e spaventosa salita al 41,2% nel mese ottobre. È da segnalare infine quanto rilevato dalla Cgia di Mestre, secondo la quale in poco più di 5 anni in Italia, dal 2008 ad oggi, sono state chiuse con la crisi 415mila partite Iva, di cui 345mila lavoratori autonomi del settore dell’artigianato, del commercio e dell’agricoltura.

Quanta disoccupazione vera c’è in questi dati e quanto sommerso? Forse non poco se Attilio Befera, presidente dell’Agenzia delle Entrate, ha certificato un giro di evasione pari a 130 miliardi di euro. Un’enormità con cui potremmo rimettere in moto Nord e Sud, Est e Ovest. Nel frattempo lo spread è sceso a 221 punti, ai minimi dal luglio 2011. Ovvero “va per i fatti suoi”. Potremmo essere di fronte a una crescita senza occupazione o con un’occupazione “nascosta”? Dei due mali non si sa davvero quale scegliere. In ogni caso bisogna fare qualcosa. E subito.

*Segretario generale Ugl

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