Un documento inedito della “Bild” lo conferma: Rommel fu costretto al suicidio
Un documento inedito, di cui parla il quotidiano tedesco Bild, conferma che il leggendario generale Erwin Rommel, “La volpe del deserto” che guidò l’Afrikakorps in Africa, fu in realtà costretto al suicido dai nazisti perché il suo nome risultava collegato al gruppo di ufficiali che organizzarono un attentato (fallito) a Hitler il 20 luglio 1944. Rommel fu di fatto messo davanti alla scelta di un processo popolare con conseguenze letali per la sua famiglia e il suo onore o di suicidarsi. Il generale scelse questa seconda opzione e il suo funerale divenne una farsa di stato in cui il regime celebrò la morte di un eroe del Terzo Reich. Passato alla storia con il soprannome “La volpe del deserto”, fu una delle personalità militari più complesse e interessanti del ‘900. Nella Prima guerra mondiale fu il più giovane ufficiale a ricevere la più elevata decorazione al merito. Ebbe un ruolo di primo piano nello sfondamento del fronte italiano a Caporetto. Rommel trasformò nel ’37 il suo diario di guerra in una serie di lezioni per gli allievi della scuola militare di Postdam. Dopo lo scoppio delle ostilità nel 1939 diventò il generale tedesco più famoso del secondo conflitto, soprattutto per la sua campagna d’Africa, fedele al motto che «l’energia di un comandante conta spesso più della sua intelligenza», seguiva le truppe da un fronte all’altro non perdendo mai il contatto con i suoi uomini. Fallito il complotto del 20 luglio contro Adolf Hitler, fu sospettato di complicità con i cospiratori. Quanto fosse a conoscenza veramente dei piani di uccidere il Fuehrer non è stato ancora chiarito. A causa della popolarità di Rommel tra il popolo tedesco, Hitler gli diede la possibilità di suicidarsi con il cianuro oppure affrontare il disonore e la rappresaglia contro la sua famiglia ed i suoi collaboratori. Rommel pose termine alla suavita il 14 ottobre 1944 e venne seppellito con pieni onori militari dopo un grandioso funerale di Stato. Il documento recuperato dalla Bild fa definitivamente chiarezza su una vicenda che aveva ancora dai punti oscuri.