Sulla legge di Stabilità il governo pone la fiducia, mentre Forza Italia attacca Grasso: ha stravolto le regole
Via libera del Senato al voto di fiducia alla legge di Stabilità, previsto per la notte. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini, ha annunciato un maxiemendamento del governo. Precedentemente si era registrato un quasi nulla di fatto in commissione Bilancio, visto che il testo era stato approvato, ma senza il mandato al relatore, e la palla era tornata quindi al governo. Secondo Franceschini, il maxiemendamento recepirà il lavoro della commissione e integrerà solo gli emendamenti del governo e dei relatori. Il successivo voto di fiducia è «il modo più trasparente, secondo le regole della nostra democrazia parlamentare, per verificare il rapporto tra il governo e la maggioranza parlamentare», ha aggiunto il ministro. La chiama per il voto di fiducia alla legge di Stabilità inizierà intorno alle 20,30 e il voto dovrebbe dunque arrivare per le 22. Subito dopo sarà convocato il Consiglio dei Ministri per la nota di variazione di Bilancio che, una volta approvata, passerà in commissione e poi approderà in Aula. Dopodiché ci sarà la votazione finale sul ddl Bilancio. La legge, come è noto, istituisce la nuova tassa sulla casa, la Iuc (Imposta Unica Comunale), che riunisce l’Imu (con esclusione della prima casa), la tassa sui rifiuti e quella sui servizi.
I senatori di Forza Italia hanno duramente contestato a Palazzo Madama il contingentamento dei tempi per la discussione della legge di Stabilità decisa nella Conferenza dei capigruppo. Quasi tutto il gruppo in piedi, e con evidenti gesti di fastidio all’indirizzo del presidente del Senato Pietro Grasso, ha protestato per una discussione troppo ridotta. In particolare hanno mostrato il loro disappunto Giacomo Caliendo, Maurizio Gasparri, Domenico Scilipoti, Francesco Nitto Palma e Alessandra Mussolini. Gasparri è intervenuto in merito all’ordine dei lavori, quando è cominciata la discussione generale, per chiedere che sia posta ai voti la proposta della senatrice Bernini di raddoppiare i tempi del dibattito dalle 4 alle 8 ore circa. Gasparri ha invitato il presidente Grasso ad essere «superpartes» e a consentire di discutere «più ampiamente su una legge fondamentale», definendo un eventuale allungamento dei tempi «un atto di saggezza». Il presidente del Senato però è stato irremovibile e ha spiegato: «Il contingentamento dei tempi non è elemento di discussione in aula». A Grasso ha replicato seccamente la Mussolini: «Lei non è al governo, lei è Grasso, non Franceschini, e deve gestire una fase estremamente delicata. Occorre – ha continuato – una discussione seria, ma qui non c’è un testo, non c’è una relazione della commissione e si parla di un’ipotetica fiducia. Questa, signor presidente, non è una gestione d’aula corretta, perché lei ha contingentato i tempi su cose che non abbiamo». Prima della Mussolini ha preso la parola la sua collega di partito Anna Cinzia Bonfrisco che ha chiesto la sospensione della discussione generale perché «sono state stravolte le regole democratiche» con il contingentamento dei tempi.