Intesa Pd-Pdl sull’esenzione Irpef, scontro sulla casa. Spiagge in vendita? Falso, ma Fassina ha “abboccato”

11 Nov 2013 18:53 - di Luca Maurelli

Una prima intesa c’è ma non è sulle spiagge, un tema su cui l’equivoco continua grazie a un abile tentativo della sinistra di far passare l’idea (falsa) che qualcuno, nel centrodestra, voglia vendere ai privati sabbia, mare, telline, pesciolini e conchigliette per fare cassa. La legge di Stabilità ha iniziato il suo iter in commissione Bilancio con un accordo tra Pd e Pdl sul cuneo fiscale e i due partiti di governo sono al lavoro per abbassare il costo del lavoro e aumentare il peso delle buste paga dei dipendenti. L’intesa, finora, c’è sull’esenzione dall’Irpef dei redditi inferiori ai 12.000 euro, proposta contenuta in due emendamenti-fotocopia, uno del Pdl (Cinzia Bonfrisco), l’altro del Pd (Giancarlo Sangalli). La copertura individuata per gli 1,8 miliardi di euro, dovrebbe arrivare da un piano di tagli di spesa delle amministrazioni pubbliche. Sempre sul fronte fiscale, con un emendamento a prima firma di uno dei due relatori alla Legge di Stabilità, Antonio D’Alì (Pdl), viene proposta la riscrittura totale del capitolo sulla Service Tax con l’introduzione del Tributo unico comunale, nella misura massima del 10,6 per mille da applicare agli immobili indivisibili. Il Tuc sostituisce “per la componente immobiliare l’imposta sul reddito delle persone fisiche – si legge ancora nel testo – e le relative addizionali dovute in relazione ai redditi fondiari relativi ai beni non locati, e l’imposta comunale sugli immobili, per la parte dei servizi, i costi relativi alla gestione dei servizi indivisibili”. L’emendamento punta sostituire tutti gli articoli che si occupano della tassazione immobiliare e della nuova tassa sui rifiuti. Anche in questo caso è ancora una volta scontro nella maggioranza, con il Pdl che chiede  lo stop alla tassa sulla prima abitazione anche con il nuovo regime, mentre il Pd che si oppone.

Sulla questione spiagge, invece, arriva il “no” indignato alla presunta vendita da parte del viceministro Fassina, che abbocca alla campagna di stampa di questi giorni sulla proposta del Pdl. In realtà, nel centrodestra, nessuno ha proposto di vendere la battigia demaniale ma solo di trasformare le concessioni delle infrastrutture già in dotazione dei privati (lidi, stabilimenti, bar, tutti con regolare permesso) in beni di proprietà degli stessi, dietro pagamento di una somma. “Sdemanializzazione degli stabilimenti turistici, con una vendita delle infrastrutture cedibili ed un allungamento delle concessioni sulle spiagge vere e proprie”, prevede, nero su bianco, l’emendamento del relatore Pdl D’Alì. Magari se qualcuno l’avesse letto si sarebbero evitati due giorni di chiacchiere a vanvera sulla svendita del nostro ecosistema, così come le facili ironie di Francesco Boccia su Totò e la fontana di Trevi. Roba di facile presa, scopiazzata da qualche battutista di Twitter. Ma magari chi è in Parlamento almeno gli emendamenti dovrebbe leggerli, prima di farci su del cabaret.

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