Galliani nel mirino di Barbara? Basta poco per diventare un’icona della sinistra…

5 Nov 2013 12:59 - di Romana Fabiani

Non  si chiamasse Barbara Berlusconi, non sarebbe successo quasi nulla e la notizia della consigliera del  Milan con delega ai progetti speciali che chiede un «decisivo cambio di marcia» ai vertici della squadra rossonera, dopo la sconfitta in casa con la fiorentina, sarebbe stata relegata nelle pagine sportive con dissertazioni calcistico-manageriali sulla crisi del club, la tenuta della filosofia del potente Galliani e la poltrona in bilico dell’allenatore Allegri che ammette di trovarsi nel momento peggiore della sua gestione, anche se la dirigenza gli ha confermato l’incarico a tempo. Non è certo un’invenzione della terzogenita ribelle del Cavaliere che la gloriosa squadra di famiglia stia vivendo una crisi di risultati che non si vedeva da tempo. Barbara – si dice – ha preso sul serio il lavoro al Milan, ha scartabellato i bilanci e le ultime campagne acquisti e avrebbe concluso che a Milanello si spende troppo e male. Dov’è lo scandalo nel mettere in dubbio la gestione di un club sofferente che si trova a 16 punti dalla zona Champions e a tre dalla zona retrocessione? Ma lei non è una dirigente qualunque e  il colloquio a tu per tu con il padre, diffuso da una nota lapidaria dell’Ansa e poi smentito dalla diretta interessata che nega di aver mai chiesto la testa dell’amministrare delegato, è diventato un pericoloso e diabolico affondo della figlia del capo al “povero” Galliani, il “Ronaldo dei dirigenti” da 34 anni nel cerchio magico del Cav, il braccio armato della società e potente vicepresidente della Lega Calcio.

Così il “metodo Barbara applicato al Milan”, come lo chiama un velenoso Oliviero Beha sul Fatto quotidiano, è diventato non solo la cartina al tornasole delle manovre che si agitano nel risiko di Arcore e nella divisione dell’impero di famiglia tra i cinque figli ma un un brutto match tra politica e affari mentre campeggia la statura di Galliani, «lui sì un vero tifoso, non come sua Presidenza che prima tentò di acquistare l’Inter o come Emilio fede, ex juventino», scrive Beha. E  mentre si sprecano condanne contro L’Erinni Barbara che ha osato difendere l’onore del padre dai microfoni di Ballarò e ha messo un piede in via Turati con il chiacchierato fidanzamento con Pato, si torna a sparare contro il Caimano del calcio, la cui decadenza politica – udite udite –  si rifletterebbe su quella della gestione del Milan. Ai moralisti fustigatori di Berlusconi non rimane che esaltare l’eroe del giorno, quell’Adriano un tempo motteggiato dalla stampa e dai comici. Oggi la sinistra scende in trincea per “salvare  il soldato Galliani”. E chissà che non venga candidato alle primarie dell’Immacolata…

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