Fine dell’incubo: preso l’attentatore di Parigi: forse si stava suicidando

20 Nov 2013 21:05 - di Antonio Pannullo

L’incubo sembra finito. Un uomo è stato posto in stato di fermo nell’inchiesta sull’attentatore di Parigi. Lo ha annunciato la Procura. Secondo le prime, frammentarie, notizie, un uomo che presenta una forte rassomiglianza con l’identikit del sospetto è stato posto in stato di fermo, secondo il procuratore. Il fermo è stato effettuato a Bois-Colombes, un centro urbano a nord-ovest di Parigi. Sono in corso accertamenti. Secondo quanto trapelato, riferisce la tv Bfm, la polizia sta trasferendo il sospetto in un vicino ospedale. Infatti il sospetto attentatore di Parigi è stato arrestato mentre all’interno di un’automobile, in un parcheggio, stava prendendo delle medicine, forse nell’intento di suicidarsi. Lo afferma la radio Europe 1. Lo stato di alterazione dell’individuo fermato, probabilmente per l’assunzione di farmaci, spiegherebbe il suo immediato trasferimento in ospedale. Secondo fonti dell’inchiesta, non sarebbe stato in grado di sostenere un interrogatorio. In ospedale, la Procura ordinerà anche un esame del dna per metterlo a confronto con i rilievi sulle tracce trovate sui bossoli e nell’auto dell’uomo preso lunedì pomeriggio in ostaggio. La caccia all’uomo è durata tre giorni, con le forze dell’ordine pienamente mobilitate per catturare l’attentatore pazzo. Mentre gli esami del Dna confermano che l’autore della sparatoria al quotidiano parigino Liberation, dei colpi d’arma da fuoco contro una banca alla Defense e del sequestro di un automobilista, sono la stessa persona. Il procuratore, Robert Gelli, ha precisato che l’esame della scientifica è stato effettuato sui bossoli ritrovati nella sede del giornale e davanti alla sede della Societé Generale, dove l’uomo ha sparato contro una vetrata, oltre che sulla portiera della Renault Twingo dell’ostaggio sequestrato durante venti minuti, tra la Defense e gli Champs-Elysées. Nonostante i test del Dna confermino la pista di un uomo solo, non si è ancora riusciti a identificarlo attraverso gli schedari nazionali delle impronte genetiche, ha detto Gelli.

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