Entro la fine dell’anno il rientro di 500 soldati dall’Afghanistan: nel 2014 l’ultima fase della missione

13 Nov 2013 18:24 - di Mariano Folgori

I “pacifinti” di piazza  e di salotto avranno presto  sempre meno pretesti per allestire campagne contro le Forze Armate e le missioni internazionali di pace. Entro la fine dell’anno quasi 500 militari italiani rientreranno infatti dall’Afghanistan. È questa la prima notizia fornita dal  ministro della Difesa Mario Mauro nel suo intervento  alla Camera nel dibattito sul decreto di proroga delle missioni internazionali. Mauro ha sottolineato che resteranno nel Paese circa 2.800 militari, mille in meno di quanti erano a fine del 2012. Il processo di transizione, ha premesso il titolare della Difesa, «è ormai nel pieno della quinta e ultima fase e alla fine di questo ultimo passaggio tutti i distretti saranno sotto la responsabilità afghana. Già oggi l’87% della popolazione vive in aree dove la sicurezza è in mano afghana». Per quanto riguarda la regione ovest, quella a guida italiana, 31 dei 43 distretti sono già sotto controllo afghano e i restanti 12 «lo saranno entro la fine dell’anno». Mauro ha spiegato dunque che il prossimo 23 novembre rientreranno 367 uomini e il 21 dicembre altri 119, per un totale di 486: «alla fine del 2013 saremo intorno alle 2.800 unità». Ma il ministro ha ricordato che il ripiegamento è un processo complesso che richiede tempo e che riguarda non solo uomini ma anche mezzi e strutture.

Il ministro ha inoltre ribadito che il ripiegamento, in pieno accordo con i partner internazionali, proseguirà anche nel 2014. «Alla fine di quell’anno – ha concluso – sono previsti un massimo di 800 uomini dell’Isaf. Verso la fine del 2014, dunque, ci dovremmo porre nelle sedi parlamentari adeguate il problema di come non abbandonare lo sviluppo e la pace in Afghanistan».

Dunque missione vicina alla conclusione. Ma i “pacifinti” non disarmano e vanno in cerca   di altri pretesti. Sotto i loro strali è caduta allora la missione della portaerei Cavour nei mari dell’Africa.  L’accusa è quella di un tour volto a vendere sistemi d’arma ai Paesi del Continente nero. Il ministro respinge al mittente le insinuazioni.  «Esprimo la mia piena disponibilità al Parlamento – a rispondere nei tempi, nei modi e nei luoghi ritenuti più idonei. Ma voglio fare un accenno alla vicenda per fugare ogni dubbio in maniera inequivocabile»: e dunque la missione della Cavour «non ha alcuno scopo di vendere sistemi d’arma all’estero». Tutto quel che riguarda la vendita delle armi, ha proseguito Mauro, «avviene nel pieno rispetto delle convenzioni internazionali e del trattato Onu».

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