Dal Pakistan in Italia con un lavoro falso: 15 arresti. E sugli immigrati Londra e Berlino mettono un freno

29 Nov 2013 11:47 - di Guido Liberati

Bengalesi, pakistani e marocchini, fatti arrivare in Italia, in particolare ad Avezzano e nei Comuni della Marsica, attraverso i flussi migratori disponibili nel corso dell’anno, per l’assunzione di lavoratori stranieri presso locali aziende agricole. Ma una volta giunti in Italia i cittadini stranieri dovevano pagare 7.000 euro ai fittizi datori di lavoro o ai loro intermediari, senza ovviamente ottenere alcun lavoro ma solo la possibilità di permanere nel territorio dello Stato. Gli agenti della Squadra mobile della Questura dell’Aquila hanno eseguito 11 misure cautelari in carcere disposte dal gip Marco Billi, su richiesta del pm della Dda dell’Aquila David Mancini, nei confronti di altrettanti indagati, cinque italiani datori di lavoro e titolari di aziende agricole e sei stranieri che facevano da intermediari con i loro connazionali. L’operazione, denominata “Fake Job”, è partita da una denuncia sporta nel 2010 da una donna presso l’ambasciata di Islamabad in Pakistan. Le indagini hanno evidenziato ben 259 richieste di visti d’ingresso, tutte finalizzate a delle false assunzioni.
Proprio sui flussi migratori indiscriminati Londra e Berlino hanno avviato un giro di vite. Il primo ministro britannico David Cameron, in un intervento sul Financial Times ha sostenuto che la circolazione in Europa debba essere “meno libera”, annunciando poi misure e interventi legislativi per una stretta sul cosiddetto “turismo dei benefit” nel Regno Unito. Il tutto, è chiaro e lo ammette lo stesso premier,  per rispondere alle «preoccupazioni della gente» alla vigilia dell’eliminazione delle restrizioni che riguardano Romania e Bulgaria, a partire dal prossimo primo gennaio 2014. E ha annunciato quindi l’intenzione di voler rendere più rigido l’accesso per i nuovi arrivati al sistema di welfare britannico, applicare modifiche alle leggi tali da imporre un’attesa di tre mesi prima che i nuovi arrivati possano usufruire dei sussidi di disoccupazione nel Regno Unito. Diritti che verrebbero poi meno dopo sei mesi, insieme con i sussidi per l’alloggio, nel caso in cui i nuovi arrivati non fossero in grado di dimostrare dopo quel periodo una possibilità realistica di impiego nel Paese. Meno eclatante, ma altrettanto grave sotto il profilo simbolico il nuovo provvedimento adottato dal governo tedesco. D’ora in poi a pagare il pedaggio sulle strade tedesche saranno solo gli automobilisti stranieri. Un modo per finanziarne la manutenzione sacrificata al totem dei bilanci in pareggio e non violare la promessa elettorale di non alzare le tasse. Nella visione dell’Europa della Merkel: finalizzata agli interessi di Berlino.

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