Baby prostitute a Roma: quelle telefonate tra madre e figlia che ci lasciano senza parole
Sono forse settemila, forse undicimila le baby prostitute in Italia. Delle due ragazzine che si prostituivano a Roma con clienti benestanti (sarebbero circa venti quelli finora identificati, i quali ovviamente dicono di non sapere che le ragazze fossero minorenni) sappiamo già parecchio. C’era una madre che si dannava l’anima per quella figliola che si vendeva e ce n’era un’altra che invece incoraggiava, sfruttava, organizzava e, con mano rapace, accumulava i proventi del lavoro sporco. Lo sappiamo ma la lettura dei verbali delle telefonate tra la madre che sfruttava e la figlia che subìva lascia comunque di stucco, comunica un’amarezza, un senso di desolazione per i quali non si è mai abbastanza preparati.
La madre ruffiana dice: “Allora, mi ha chiamato la professoressa di latino, voleva sapere perché non stai andando… Allora tu che cosa hai intenzione di fare? Dimmelo perché se no andiamo lì, ci prendiamo in giro, andiamo dagli insegnanti e glielo diciamo”. Figlia: “Ma io voglio andarci a scuola, è solo che non c’ho tempo di fare i compiti”. Madre: “Vabbè il tempo si trova per fare i compiti”. Figlia: “Ma quando si trova mamma?. Madre: “Quando esci da scuola torni a casa… due ore studi… tre ore…”. Figlia: “non ce la faccia se studio prima”. Madre: “Allora non sai studià. Devi trovare un modo per organizzarti”. Figlia: “Non ce la faccio perché dopo che ho studiato sono stanca”. Madre: “Allora rifletti bene su questo aspetto della scuola per cortesia. Perché se no è inutile, io ti ritiro…”. Ma lo squallore più nero è in agguato in un’altra conversazione intercettata. La figlia sta male e non può “lavorare”. Madre: “Senti un po’ ma tu che fai? Non te movi oggi?”. Figlia: “No ma’ perché sto male”. Madre: “E come facciamo, perché io sto a corto, dobbiamo recuperà…”. Figlia: “Eh, domani vedo che posso fa’… comunque pure se comincio tardi, cioè oggi ma’ veramente sto male”. Madre: “No, no bè che c’entra, certo, ma che sta’ a scherza’? Assolutamente”. Figlia: “Domani dopo scuola si vede”. Madre: “Ma ce la facciamo a recuperà sta settimana?”. Figlia: “Ma come no, avoja”.
Un dialogo che fa rabbrividire. Perché porta con sé tante impressioni e tante domande. Questa ragazzina con una madre disgraziata. L’assenza del padre. L’indifferenza della scuola. La complicità di chi intuiva e non parlava. La mancanza, dunque, di relazioni “solidali”. E soprattutto il disagio che si prova dinanzi ai clienti adulti che si facevano avanti (e ora si indaga pure su filmini hard che sarebbero stati girati). Un dialogo che capovolge la morale comune, borghese ma solida, nutrita dalle pagine dei Miserabili di Victor Hugo, dove una madre, Fantine, si prostituisce per sfamare la figlia Cosette. Qui è tutto invertito, è la figlia che si prostituisce perché la madre si conceda lussi superflui. Qui è tutto molto più basso, e spregevole. Non ci sono miserabili, solo persone ignobili.