Il “compagno” Rosci trasferito a Viterbo. E scatta la mobilitazione degli “antifascisti”
Davide Rosci, esponente dell’estrema sinistra, ex candidato alle comunali di Teramo con Rifondazione Comunista, condannato in primo grado a sei anni di reclusione per gli scontri di Roma dell’ottobre 2011 è stato nuovamente trasferito di carcere. Il giovane, dal carcere di Teramo, torna nella casa circondariale di Viterbo, dove era stato recluso fino al luglio scorso. E subito si scatena la grancassa delle polemiche. I suoi sostenitori parlano di persecuzione giudiziaria. Di una pena (di sei anni di carcere) «propositata in base al famigerato reato di origine fascista di “devastazione e saccheggio”». Pensano che Rosci debba essere al di sopra della legge. Eppure quelle immagini di Roma messa a ferro e a fuoco hanno fatto il giro il mondo. Era il 15 ottobre del 2011. Quella che doveva essere una protesta pacifica per manifestare contro la crisi economica e contro i costi della politica si trasformò in un incubo per la Capitale con scontri tra estremisti e forze dell’ordine. Fu preso d’assalto anche un blindato dei carabinieri dato poi alle fiamme. E per questo gesto violento furono condannati sei teremani e fra questi c’era anche Davide Rosci. Ora dopo dieci mesi dalla condanna per Rosci è arrivato un altro trasferimento dal carcere. Una decisione che ha provocato la reazione accesa del consigliere regionale Maurizio Acerbo (Prc), il quale si chiede i motivi di «questa persecuzione assurda». Non è la prima volta che si accendono i riflettori sull’esponente dell’estrema sinistra. Appena condannato aveva iniziato lo sciopero della fame e a suo favore è scesa in campo l’organizzazione “Azione antifascista” ed è stato costituito anche il Comitato “Liberiamo Davide”. Come se si trattasse di un prigioniero politico.