Scongiurato l’aumento dell’Iva: se ne riparla a gennaio. Ma la benzina diventa più cara, e così gli acconti Ires e Irap
È pronto il decreto sull’Iva da approvare in consiglio dei ministri: l’aumento ad ottobre per ora è scongiurato, se ne riparla a gennaio ma prima della fine dell’anno verranno ”ridefinite le misure delle aliquote ridotte” dell’Iva ”nonché gli elenchi da assoggettare alle medesime”. Le coperture per il mancato rialzo dell’Iva a ottobre arriveranno dall’aumento dell’acconto dell’Ires (al 103%) e dell’Irap per il 2013, oltre che dall’incremento delle accise sui carburanti per 2 centesimi al litro fino a dicembre 2013 e poi fino al 15 febbraio 2015 di 2,5 cent al litro. Stanziati anche fondi per i Comuni e per cassa integrazione in deroga. Viene integrato con 120 milioni di euro il fondo di solidarietà comunale istituito per il 2013 per compensare i Comuni del mancato gettito Imu. La Cassa integrazione in deroga è rifinanziata per il 2013 con un’ulteriore somma di 330 milioni di euro ”da ripartirsi tra le regioni”.
Un appello al governo ad evitare l’aumento dell’Iva era stato rivolto dal presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, secondo il quale “per agganciare la ripresa e renderla più robusta bisogna far ripartire la domanda interna”. Contro l’aumento della benzina si è espresso invece l’ad di Eni Paolo Scaroni: “I consumi di benzina non fanno che scendere da tempo – ha fatto notare a margine di un’iniziativa a Milano – e non credo che aumentare il prezzo della benzina contribuisca a far crescere questo mercato”.
Le coperture trovate dal governo per evitare l’aumento dell’Iva non convincono Daniele Capezzone, presidente della commissione Finanze della Camera: ”Non voglio e non posso credere che le coperture trovate dal governo per rinviare l’aumento Iva al primo gennaio 2014 siano davvero quelle anticipate in queste ore. Saremmo al teatro dell’assurdo. Un semplice rinvio (non la cancellazione dell’aumento) verrebbe finanziato con ulteriori aumenti di tasse e accise. Semplicemente inaccettabile”. ”Se dopo cinque mesi – prosegue Capezzone – il Governo non è ancora in grado di trovare risparmi per 1 miliardo su una spesa pubblica di 800 (nonostante le molte proposte costruttive avanzate da più parti), allora forse sono davvero venute meno le ragioni che avevano portato alla sua nascita e cioè la speranza che un governo di ‘larghe intese’ avesse sufficiente forza politica da poter dare una scossa positiva alla nostra economia”.