Possiamo parlare contro i matrimoni gay senza essere criminalizzati? Se lo chiede anche Bagnasco
Bisogna essere liberi di pensare che la famiglia è formata da un uomo e una donna. Il cardinale Angelo Bagnasco entra con forza nel dibattito che si è acceso nelle ultime settimane e smaschera un trucco: a essere “colpevolizzati” dalla cosiddetta cultura dominante sono coloro che difendono i valori tradizionali delle unioni. «Nessuno dovrebbe discriminare, né tantomeno incriminare in alcun modo, chi sostiene che la famiglia è solo quella tra un uomo e una donna fondata sul matrimonio, o che la dimensione sessuata è un fatto di natura e non di cultura», afferma infatti nella sua prolusione al Consiglio Cei. «Il centro che deve ispirare e muovere il Paese è la famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e una donna, grembo della vita, cellula sorgiva di relazioni. La famiglia naturale è un bene insostituibile e incomparabile che deve essere custodito, culturalmente valorizzato e politicamente sostenuto».
Con il matrimonio, sottolinea il cardinale Bagnasco, «nasce un nuovo soggetto, stabilmente costituito, con doveri e diritti che lo Stato riconosce e per i quali si impegna con normative specifiche». Secondo il presidente dei vescovi, «la tenuta sociale, infatti, non dipende in primo luogo dalle leggi, ma dalla solidità della famiglia, aperta alla trasmissione della vita e prima palestra di legami». La famiglia «è un capitale umano che genera ricchezza per la società intera. Sotto questo profilo l’auspicato “fattore familiare” rappresenterebbe non una elargizione, ma un riconoscimento e una sorta di restituzione di quanto la famiglia “produce” in termini di benessere generale».
Infine, per «i responsabili della cosa pubblica l’occupazione è il primo, urgentissimo obiettivo». Per questo, avverte Bagnasco, serve una «sempre più intensa e stabile concentrazione di energie, di collaborazioni», mentre «ogni atto irresponsabile – da qualunque parte provenga – passerà al giudizio della storia».