Piero Pelù asfalta Renzi: «È il sindaco più latitante della storia. Pensi alle buche di Firenze…»

19 Set 2013 10:03 - di Gloria Sabatini

Renzi l’asfaltatore si è fatto un nemico in più. E non è un  fiorentino qualsiasi né un incallito pidiellino a strapazzare il sindaco più “latitante” della storia della città del Giglio, ma Piero Pelù che, in un lungo cinguettìo sulla rete, consiglia a Matteo di occuparsi delle migliaia di pericolosissime buche nelle strade “della sua amata città”. «Siccome non asfalterai niente e nessuno, come cittadino-contribuente di Firenze ti chiedo se, finito il mondiale di ciclismo, sarai in grado di asfaltare le migliaia di pericolosissime buche che ci sono nelle strade della mia amata città. Grazie per l’attenzione». L’amatissimo rocker italiano, storico leader dei Litftiba, ci va giù pesante anche con il Pd, definito «un buco nero» della politica italiana, «non è l’acronimo di una bestemmia, ma ci si avvicina molto». Il pirata di “The Voice of Italy” non risparmia neppure il padre nobile D’Alema, un vecchio volpone che si sta «inchinando» al nuovo (o al nulla) che avanza. E giù fendenti all’indirizzo del rampante rottamatore «che funziona in tv o nelle arringhe di piazza e si sente la vittoria in mano per le prossime imminenti elezioni politiche nazionali». Tante promesse fantascientifiche in manica di camicia e zero fatti. Il cantautore, dal timbro inconfondibile, fa una lista che comprende “Tutti i mafiosi… tutti i massoni che in quanto a lobbismo marcio non sono secondi a nessuno… le lobby farmaceutiche, gli spacciatori in giro ad ogni angolo di strada…”.  Renzi, in tutt’altre faccende affaccendate, non risponde, per lui parla Filippo Bonaccorsi, lo zelante assessore alla mobilità, che fa fa presente al distratto rocker che dal 2009 al 2013 sono stati risanati «oltre 124 chilometri di asfalto in città» e promette di inviargli la documentazione. Non si conosce la reazione dell’artista, chissà forse un nuovo brano per la gioia dei fan, naturalmente on the road.

Il rocker non è nuovo a invasioni di campo: mesi fa aveva attaccato  l’ad di Fiat, Marchionne, un «pinocchio da rottamare», insieme a Renzi.  «Povera Firenze – scriveva –  bistrattata anche dalle parole dell’ amministratore delegato della Fiat Marchionne il quale oggi si arrampica sugli specchi per tentare goffamente di rimediare al suo autogol clamoroso». Era il fatidico scivolone in cui il numero uno del Lingotto definiva la patria di Dante «una piccola e povera città».

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