Papa Francesco chiama i credenti alla militanza: “Un buon cattolico si immischia in politica”

16 Set 2013 11:29 - di Francesco Severini

Papa Francesco ci ha abituato, svolta dopo svolta, a un nuovo stile in Vaticano. Non solo l’attenzione alle figure più fragili della società, non solo la trasparenza nello Ior, non solo l’attivismo pacifista e l’atteggiamento colloquiale e aperto nei confronti dei fedeli. È destinata a far discutere la nuova esternazione di Bergoglio su politica e cattolici: “Un buon cattolico – è la sintesi di Papa Francesco – si immischia in politica”. Durante la messa celebrata a Santa Marta il Papa, commentando il Vangelo del centurione che chiede con umiltà e fiducia la guarigione del servo e la lettera di San Paolo a Timoteo con l’invito a pregare per i governanti, e ne ha preso lo spunto per spiegare il ”servizio dell’autorità”.

I cittadini non possono disinteressarsi della politica. “Nessuno di noi può dire: ‘Ma io non c’entro in questo, loro governano…’. No, no, io sono responsabile del loro governo e devo fare il meglio perché loro governino bene e devo fare il meglio partecipando nella politica come io posso. La politica – dice la Dottrina Sociale della Chiesa – è una delle forme più alte della carità, perché è servire il bene comune. Io non posso lavarmi le mani, eh? Tutti dobbiamo dare qualcosa!”. Un invito così radicale da parte del Papa rappresenta una vera inversione di tendenza rispetto al non expedit di inizio Novecento, ma anche rispetto alla linea dei “valori non negoziabili” sostenuta dalla Cei di Camillo Ruini e supportata dalle posizioni di Papa Ratzinger. Bergoglio, richiamando la dottrina sociale della Chiesa, sospinge i cristiani ad abbandonare il limbo dell’indifferenza per scegliere la partecipazione in prima persona.

C’è l’abitudine – osserva ancora il Papa – di dire solo male dei governanti e fare chiacchiere sulle “cose che non vanno bene”: “E tu senti il servizio della Tv e bastonano, bastonano; tu leggi il giornale e bastonano …. sempre il male, sempre contro!”. Forse – ha proseguito – “il governante, sì, è un peccatore, come Davide lo era, ma io devo collaborare con la mia opinione, con la mia parola, anche con la mia correzione” perché tutti “dobbiamo partecipare al bene comune!”. E se “tante volte abbiamo sentito: ‘un buon cattolico non si immischia in politica’ – ha sottolineato – questo non è vero, quella non è una buona strada”.

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