Marò, vicina la svolta? De Mistura torna in Italia per consultazioni “con nuovi elementi”

24 Set 2013 11:53 - di Redazione

La svolta potrebbe essere vicina. L’emissario del governo italiano per il dossier dei marò, Staffan de Mistura, ha lasciato New Delhi diretto a Roma «per consultazioni». La sua partenza avviene al termine di sei giorni di intensi incontri e discussioni con responsabili governativi indiani mirati a cercare di sbloccare lo stallo in cui si trova la vicenda di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. «Confermo che sto tornando a Roma per consultazioni, alla luce degli elementi che ho acquisito in questi giorni», ha detto da Dubai, dove ha fatto scalo nel suo viaggio verso l’Italia. De Mistura ha aggiunto solo: «È un momento particolarmente delicato che richiede molta prudenza». Il nodo irrisolto riguarda la volontà della polizia investigativa indiana Nia di interrogare a New Delhi gli altri quattro marò che formavano il team di sicurezza sulla petroliera Enrica Lexie coinvolta nell’incidente del 15 febbraio 2012 in cui morirono due pescatori indiani. L’Italia ha offerto tre ipotesi alternative a questa richiesta: missione Nia a Roma, videoconferenza e risposte a domande scritte che però fonti indiane di polizia, o dei ministeri dell’Interno o e della Giustizia, avevano fatto filtrare che non potevano essere accettate. Queste stesse fonti ora tacciono, a riprova di quanto la attuale fase sia delicata. Se la montagna dovesse partorire il più classico dei topolini, secondo gli esperti potrebbe tornare in scena la Corte Suprema indiana, che è parte integrante della vicenda, e che aveva raccomandato a suo tempo indagini rapide affinché uno speciale tribunale potesse poi esaminare celermente il caso. Ad essa potrebbe far ricorso l’India lamentandosi per l’impossibilità di interrogare a New Delhi gli altri quattro marò nonostante l’esistenza di una assicurazione dell’Italia. Ma anche la difesa di Latorre e Girone, reclamando il rispetto dei tempi del giudizio che si sono allungati oltre ogni accettabile misura. Ma un intervento del massimo tribunale indiano non servirebbe certo a snellire la pratica, visto fra l’altro che in ottobre e novembre sono previsti almeno tredici giorni di festività varie. A quanto si è appreso, comunque, i contatti con le autorità indiane continueranno ora anche cogliendo l’occasione delle delegazioni governative presenti a New York in occasione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

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