Il Fondo monetario internazionale vede nero: crescita mondiale debole nel 2014. Stime al ribasso per l’Italia
«La crescita mondiale è ancora debole e i rischi al ribasso sono diventati più marcati». Sono le ultime considerazioni del Fondo Monetario Internazionale contenute nella bozza del World Economic Outlook e che hanno portato lo stesso Fmi a rivedere al ribasso le stime relative alla crescita mondiale di quest’anno e del prossimo. In particolare, l’economia italiana si contrarrà nuovamente quest’anno, con un calo del Pil dell’1,8%, per poi risalire dello 0,7% nel 2014. Le previsioni per l’Italia, così come quelle degli altri principali partner di Eurolandia, restano al momento invariate rispetto alle ultime ufficiali diffuse a luglio. Nell’area euro «la crescita inizia a riprendere, ma è sempre molto debole. La disoccupazione è molto alta e le tensioni sociali e politiche stanno danneggiando l’impulso alle riforme». Per il Fmi sono essenziali «misure per assicurare la stabilità finanziaria» e dunque sostenere la ripresa. Al fine di aumentare la crescita e la creazione di posti di lavoro, saranno inoltre essenziali riforme strutturali più profonde per aumentare la competitività e la produzione potenziale. Il Fmi chiede di «rafforzare l’unione monetaria, con una forte unione bancaria sarà cruciale e deve comprendere un meccanismo unico di supervisione e risoluzione» delle crisi precisando che «la Bce dovrebbe valutare un ulteriore supporto di politica monetaria».
Oltre alle misure che riguardano più l’unione nel suo insieme, a livello nazionale, secondo i tecnici di Washington, «c’è bisogno di chiari programmi di riforme strutturali e di bilancio, così come di politiche più prevedibili». I legislatori dovrebbero in particolare «migliorare ulteriormente la qualità degli aggiustamenti di bilancio allargando la base imponibile e riformando il sistema degli sgravi fiscali». In sostanza, secondo il Fmi, visto che tutti questi fattori «si rafforzano a vicenda, una risposta vigorosa su tutti i fronti è il miglior modo di agire. La risposta deve comunque essere supportata da comprensive riforme dei mercati del lavoro, finanziari, dei prodotti e dei servizi». Nel World Economic Outlook sono poi indicati tra i rischi le conseguenze del rallentamento della Cina, della politica monetaria Usa e di una possibile stagnazione in Eurolandia. All’orizzonte anche possibili rischi geopolitici.