Il Fmi torna a bacchettare l’Italia: più riforme su lavoro e giustizia. Ma nel 2014 il pil tornerà a crescere
Nel momento più acuto della crisi politica italiana torna a farsi sentire la voce del Fmi. Il refrain è sempre lo stesso: per uscire dal pantano della recessione occorrono riforme, riforme e poi ancora riforme. Immancabile (e pressoché condivisa con l’Ue) è anche la bacchettata alla politica: è l’instabilità che rallenta il risanamento e il rilancio.
Nel rapporto sull’Italia (l’Article Iv), gli economisti dell’organizzazione diretta da Christine Lagarde prevedeno che il Pil del nostro Paese risulterà contratto dell’1,8 per cento alla fine del 2013, per poi riassumere il segno positivo nel 2014: più 0,7. Il Fmi sottolinea che per rilanciare la crescita è necessario «migliorare il mercato del lavoro, aprire il settore dell’energia e liberalizzare i servizi». Ma anche rafforzare i bilanci delle banche e ridurre il debito pubblico, obiettivo questo raggiungibile anche con una tempestiva esecuzione dell’agenda di privatizzazioni. Particolare attenzione è dedicata all’inefficienza del sistema giudiziario italiano, che ha contribuito a ridurre gli investimenti e rallentare la crescita. «Le autorità italiane – riconosce però il Fmi – hanno preso misure per «rimuovere i colli di bottiglia e velocizzare i procedimenti giudiziari: queste misure sono andate nella giusta direzione restano della mancanze». A proposito delle banche, nel rapporto si afferma che queste hanno rafforzato la propria posizione di capitale ma che restano vulnerabili alla debole economia. In sostanza: il sistema è ora più stabile ma non fuori pericolo. La “bacchettata” più seria è riservata alle forze politiche nostrane: «Le tensioni all’interno della coalizione sono evidenti e rappresentano un rischio all‘outlook economico. Il governo continua a portare avanti un’agenda di riforme ma si trova a far fronte a limiti politici». È un “avviso ai naviganti” e un ammonimento. Bipartisan.