I No Tav raccolgono le firme: «Fuori gli “sbirri” dalla Val di Susa»
Assalti contro la polizia con razzi, bombe e ogni altro tipo di arma “artigianale”, autostrade bloccate con chiodi, propaganda sovversiva su radio e internet, intimidazioni, sequestri lampo, incendi. Forti anche dell’appoggio di una certa sinistra che non fa mistero nel coccolarli e dell’indulgenza di filosofi e intellettuali (leggasi: Varano e De Luca), ora i No Tav pretendono di eliminare la presenza di poliziotti e carabinieri in Val di Susa avviando una raccolta di firme. «Come cittadini di Susa e della Valle – si legge nel loro comunicato – riteniamo del tutto sbagliato e pericoloso rispondere al dissenso contro il Tav facendo intervenire la forza pubblica. Il problema del Tav va affrontato con l’analisi obiettiva dei dati tecnici e con il confronto tra le parti». Un’iniziativa che Agostino Ghiglia definisce «veramente ridicola e surreale». «E certamente – spiega – non è l’umore della Valle». Ma la questione è complessa. «Se, fino ad oggi, sulla questione Tav in Valle di Susa – dice ancora Ghiglia – non c’è scappato il morto è un puro caso. Da anni denunciamo il nuovo terrorismo che, dalle basi torinesi, organizza estremisti da tutta Europa per fare la guerra alla Tav e , a tal proposito, com’è possibile che Askatasuna centro sociale, storica base logistica della delinquenza No Tav e sovversiva in genere, sia ancora aperto e svolga quotidianamente la propria attività di lotta allo Stato?». Per Ghiglia «esiste, inoltre, il “terrorismo psicologico”, quello della paura di violenze e gravi disagi, che danneggia pesantemente l’economia della Valli Olimpiche. Ha ragione l’architetto Virano a chiamare il terrorismo col suo nome ma occorre passare dalle parole ai fatti allargando la “zona rossa” e impiegando un numero maggiore di militari con diverse regole d’ingaggio che li equiparino, in tutto e per tutto, alle forze dell’ordine il cui straordinario impegno rischia di non essere più sufficiente e di distrarre troppi uomini dal controllo del territorio».