Bossi dice addio al “rito dell’ampolla” e lo sostituisce con la polentata: anche questo è un segno dei tempi

11 Set 2013 21:24 - di Aldo Di Lello

Il bossiano  “rito dell’ ampolla” se ne va in pensione. Al suo posto ci sarà una nazionalpopolare  (pardon, una padanpopolare) polentata.  Anche questo è, a suo modo, un segno dei tempi. Siamo contenti per i leghisti che affluiranno a Pian Del Re, nel Cuneese, non foss’altro perché il rito, italiano-padano, della polenta è assai più conviviale e gustoso della liturgia simil-celtica dell'”ampolla” e del “dio Po”. Però, confessiamolo, l’addio al “rito” un po’ ci dispiace, perché si tratta comunque  di  un pezzo del nostro passato prossimo (politicamente parlando) che se ne va. Ci dispiace, ancorché all’epoca -quando Bossi inventò le liturgie  della Padania – la “cerimonia” dell’ampolla  ci fece non poco arrabbiare, poiché  scorgevamo chiaramente il messaggio secessionista che vi era contenuto. E a quel tempo c’era poco da scherzare  e molto da rimanere vigili: nel 1996, anno inaugurale del “rito”, la Lega, che si era presentata da sola nelle elezioni politiche del 21 aprile, aveva ottenuto il 10,5 per cento dei voti. Tant’è che, in quel settembre di 17 anni fa, Alleanza nazionale organizzò a Milano  una manifestazione per l’italianità della cosiddetta “Padania” e in contrapposizione al “rito” del Po. Il risultato fu più che lusinghiero: in trecentomila sfilarono a Milano sventolando il Tricolore (e le bandiere di An).

Oggi però è diverso. L’addio all’ “ampolla” non è motivo di compiacimento. E non solo perché la liturgia del Po  era diventata, da parecchio tempo,  tutto sommato  innocua  (la Lega di “lotta e di governo” aveva profondamente cambiato la sostanza, seppur non la forma, dei suoi messaggi). No, il motivo è un altro. E viene dal confronto tra il vecchio  “folklore” di Bossi  e le tossiche pagliacciate di Grillo. Se il primo poteva farci arrabbiare, le seconde ci producono invece tristezza. Detto in altre parole: populismo per populismo, era decisamente preferibile quello del Senatur rispetto a quello del comico-leader. Bossi, quando smetteva gli abiti secessionisti, si proponeva come riformatore. Grillo invece vuole solo lo sfascio. La Lega è nata dalla crisi della politica. Il M5S , della politica, è invece il becchino. Di qui l’insulsa tetraggine delle  manifestazioni grilline. Un flash della memoria in conclusione: qualche anno fa il “popolo viola” (che ha preparato l’affermazione dei grillini) ha tenuto a Roma una manifestazione. C’erano centinaia di bandiere viola al vento. Viola è il colore delle liturgie funebri. E quella manifestazione sembrava proprio un immenso funerale.

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