Rifiuti, Falcognana a rischio ‘ndrangheta ma Marino tace. Belviso: «Sindaco, batti un colpo»

20 Ago 2013 17:39 - di Guglielmo Federici

Una compravendita fatta in fretta e furia il 5 agosto, una società con soci occulti, rischio di infiltrazioni della ‘ndrangheta, un’inchiesta della Guardia di Finanza, esposti in Procura e un’interrogazione parlamentare. Le ombre si infittiscono sempre più sulla discarica di Falcognana, eppure sembra che il sindaco di Roma Marino preferisca comportarsi come le tre scimmiette: non vedo, non parlo, non sento. Ma è possibile che, prima di individuare il sito e decidere per la concessione diretta alla Ecofer, nessuno – commissario, Regione, Comune – è andato a verificare chi c’era dietro la società? Il sindaco di Roma Marino «preferisce non sentire, non parlare, o parlare d’altro. Spiace constatare, ed è francamente una delusione per tutti, come la trasparenza di Marino, cavallo di battaglia della campagna elettorale, si stia incredibilmente arenando alla Falcognana», attacca il capogruppo Pdl di Roma Capitale Sveva Belviso. «Prima di concedere l’autorizzazione per la discarica alla Falcognana – aggiunge – Marino conosceva le intricate vicende societarie degli ultimi mesi e il rischio criminalità? I suoi collaboratori lo avevano informato? Aveva almeno chiesto loro di fare una ricerchina su Internet? Era troppo stordito dalla propaganda sui Fori imperiali». Una lunga serie di interrogativi che per ora rimangono tali. «Non è concepibile che un sindaco, prima di dare il via libera a un’opera di tali dimensioni e di tale impatto non senta il dovere personale e morale di svolgere un sia pur minimo approfondimento», spiega la Belviso. «Non posso crederlo, mi rifiuto. E allora la domanda è: perché Marino non è intervenuto? Sarà pure in buona fede, avrà naturalmente le sue buone ragioni, però penso – conclude – sia arrivato il momento di conoscerle. In nome della trasparenza». Secondo i parlamentari del Pdl Gianni Sammarco e Andrea Augello che hanno presentato un’interrogazione «esiste il rischio di possibili interessi della criminalità organizzata». Gli esponenti di centrodestra, nella loro interrogazione ricostruiscono la composizione societaria della Ecofer, proprietaria del sito – dove già vengono portati i rifiuti «pericolosi» – al Divino Amore: il 60% è in mano alla Aria srl, a sua volta controllata al 95% dalla fiduciaria Sofir. Società che «nel marzo 2012 – scrivono i parlamentari – è finita sotto indagine dell’unità di antiriciclaggio di Bankitalia, per una lunga serie di presunte irregolarità nell’individuare i fiducianti e la provenienza del denaro». E, sempre leggendo l’interrogazione parlamentare (ma basta fare una ricerca su internet), «tra i fiducianti della Sofir ci sarebbe tale Nicola Femia, considerato un narcotrafficante legato alla ‘ndrangheta della Locride».

 

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