Per ora è un flop lo sbarco in America di al-Jazeera. Solo 22mila spettatori all’esordio

31 Ago 2013 15:27 - di Redazione

È con un vero e proprio flop che il canale al-Jazeera America ha esordito sugli schermi degli Stati Uniti. Lanciato ufficialmente 11 giorni fa, il canale americano della tv qatariota è stato accolto con grande freddezza dai telespettatori, in base ai dati sugli ascolti forniti dall’azienda di ricerche di marcato Nielsen. Il programma di prima serata, America Tonight, ha avuto appena 27mila telespettatori. Il programma rivale trasmesso da FoxNews, The O’Reilly Factor, ne ha avuti invece 2,97 milioni. Nel corso della settimana, il programma più seguito di al-Jazeera America è stato Real Money with Ali Velshi, che giovedì sera ha avuto 54mila telespettatori. Il 20 agosto, il programma con il quale il canale è stato lanciato è stato seguito da appena 22mila americani. Al debutto di The Stream, talk show di punta dell’emittente, che usa i social media per attrarre il maggior numero possibile di telespettatori, il canale ne ha collezionati appena 38mila. Di fronte a questi dati, gongola la tv rivale al-Arabiya, che sul suo sito pubblica oggi un rapporto dettagliato sul debutto deludente della nuova tv di al-Jazeera.

Erano molti i riflettori puntati su questo esperimento. Era il 2 gennaio scorso, quando al Jazeera Media Network annunciò di aver acquistato “Current TV” negli Stati Uniti, il canale che fu dell’ex vicepresidente Al Gore, per lanciare un canale di notizie americano. In un’intervista il direttore generale di al Jazeera, Ahmed bin Jassim Al Thani, annunciò di essere ansioso di iniziare questa nuova avventura per ampliare la propria offerta e confrontarsi con il pubblico Usa. Per questo al Jazeera ha aperto molti uffici  su tutto il territorio statunitense ed attualmente conta 800 dipendenti. Ma il viaggio verso occidente del colosso mediorientale non ha ingranato la marcia giusta. Ma non sarà certo un problema economico. Al Jazeera è di proprietà della famiglia reale del Qatar e lì, dove la liquidità non manca, forse gli investimenti potrebbero servire anche a qualcos’altro di più raffinato, come sostenere o condizionare scelte di politica estera. Ma l’inizio non è certo incoraggiante. Sull’evento si erano interrogati esperti e massmediologi tutti tendenti a sminuire la portata simbolica dell’evento. Secondo Vittorio Emanuele Parsi, docente di Relazioni internazionali all’Università Cattolica di Milano, «il rischio è quello che al Jazeera sia percepita in America come una sorta di voce del mondo arabo libero, mentre è un’emittente che fa le sue scelte secondo logiche di mercato». Anche per Mario Morcellini, direttore del Dipartimento di Comunicazione della Sapienza di Roma, parla di «opportunismo economico da parte dell’emittente araba, in particolare per lo “scouting”, con assunzioni di volti già noti nel panorama televisivo americano». Certo è che il grande “passo”, al Jazeera l’aveva fatto nel 2006, con la nascita di al Jazeera English, il canale all news in lingua inglese. «È stata questa la vera la frattura», ammette Michele Sorice, docente di Comunicazione Politica e di Sociologia alla Luiss. «Adesso non ci vedo uno scontro tra culture ma un banale, e non meno cruento, scontro di mercato.

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