Palermo commemora Libero Grassi. Confindustria: in qualche modo anche noi fummo omertosi
Oltre un centinaio di persone a Palermo hanno commemorato Libero Grassi, l’imprenditore ammazzato dalla mafia ventidue anni fa per non aver voluto pagare il pizzo. Una cerimonia silenziosa organizzata dai ragazzi di Addiopizzo, che proprio dal sacrificio di Grassi cominciarono a pensare di raccogliersi in associazione. Sul luogo dell’uccisione è stato affisso un manifesto che ricorda l’accaduto e deposti dei fiori sopra una macchia rossa realizzata con lo spray. E ventidue anni dopo Confindustria fa il mea culpa e chiede scusa ai familiari. A fare autocritica per la condizione di isolamento in cui l’imprenditore fu lasciato, sottolineando tuttavia i passi in avanti che da allora sono stati fatti, è il leader degli imprenditori siciliani Antonello Montante. «Rispetto ad allora – ha osservato – c’è stato un movimento di coscienza. Tantissimo è cambiato, ma tanto c’è ancora da fare. Ho chiesto scusa alla famiglia Grassi: ho letto i verbali di Confindustria dell’epoca e mi sono indignato e vergognato per l’atteggiamento che l’associazione degli industriali assunse nei confronti dell’imprenditore. Noi abbiamo modificato il nostro codice etico per emarginare chi non denuncia e liberare dal gioco mafioso le imprese sane».
«Quella di Libero Grassi è una figura importantissima nella lotta al racket», dice Giampiero Cannella, esponente di Fratelli d’Italia. «È stato il primo imprenditore che ha avuto il coraggio di denunciare il pizzo. A differenza di quelli che lo fanno nei nostri giorni, denunciare allora non procurava amici e si restava irrimediabilmente soli. Oggi a denunciare sono in tanti, ma se non ci fosse stato l’esempio del suo coraggio e di quello di qualche altro non si sarebbe raggiunto questo risultato. La situazione di allora era lo specchio di una società inquinata e malata». Per Piero Alongi, deputato regionale del Pdl e componente della Commissione regionale Antimafia, «dal ’91 ad oggi di strada ne è stata fatta tanta grazie alla battaglia lungimirante di Libero Grassi. La nascita dei ragazzi di Addiopizzo sono lo specchio di una città molto cambiata. Anche se ritengo che a Palermo c’è ancora molto da fare. Sono tante le imprese che subiscono e pagano il pizzo in silenzio. Proprio per questo motivo ritengo che bisogna rafforzare la norma sul reato del pagamento del pizzo. Chi lo paga dev’essere consapevole che sta finanziando la mafia. La norma quindi – dice ancora Alongi – dev’essere più stringente e forte perché così si agevolerebbe di più chi ha voglia di denunciare. Ciò che mi fa ben sperare è la denuncia del noto chef palermitano Natale Giunta con cui ho parlato in queste settimane. Ebbene dopo la denuncia Giunta temeva di avere una diminuzione della sua clientela, invece non è stato così. Da parte dei cittadini c’è stata una prova d’affetto che fa ben sperare e la dice lunga sulla sensibilità della gente».