Nel Pd Epifani e Bersani fanno la voce grossa contro il Pdl. I renziani e Civati hanno fretta di cambiare maggioranza
Il premier Enrico Letta avvisa: no ai logoramenti perché “non continuerò a tutti i costi”. Un messaggio diretto principalmente al Pd, cui pure si rivolge quando invita tutti a prendersi le proprie responsabilità. È vero che a largo del Nazareno si attende quella che sarà la risposta del Pdl ma tra le file dei democratici la confusione è già alle stelle. Rimane la volontà di sostenere il governo Letta ma le parole dette dal sgeretario Epifani pesano già come pietre. Secondo lui il Pdl dovrebbe prendere atto della sentenza ed evitare ogni reazione. Un giudizio intempestivo, che non è piaciuto affatto al centrodestra. E poi ci sono i renziani già in agitazione: l’auspicio a votare sì sulla decadenza da parlamentare di Silvio Berlusconi non può certo considerarsi un aiuto alla stabilità invocata da Letta. Chi parla apertamente di una exit strategy per farla finita con l’attuale maggioranza è Pippo Civati: “Non penso che il governo vada buttato giù domani mattina. Letta non se lo merita. Facciamo la legge elettorale, con o senza Pdl, inquadriamo la legge di stabilità e finiamola lì”. E ancora: “Questi compagni di viaggio non riusciamo più a sostenerli”. Si levano però anche voci di segno del tutto opposto: il viceministro dell’Economia Stefano Fassina avverte che una crisi di governo porterebbe in Italia la troika, come avvenuto con la Grecia. Dunque il governo deve andare avanti anche se “non tollereremo attacchi alla magistratura”. In pratica l’auspicio del Pd è che il Pdl non gridi alla “persecuzione” e che Berlusconi si faccia da parte spontaneamente. In pratica si chiede un prezzo altissimo agli alleati, un prezzo che potrebbe compromettere per sempre le larghe intese. Bersani, sovrapponendosi a Epifani, lo dice chiaro e tondo: “Che fa il Pdl, si fa guidare da un evasore o dimostra di non essere una formazione che vive solo con il capo?”. E si fa sempre più pressante, sul versante della sinistra, il coro di quanti, da Sel al M5S, chiedono al Pd di “staccare la spina”. “Il Pd decida – afferma Anna Maria Bernini, portavoce vicario del Pdl – se la sua è la linea della responsabilità verso il Paese e verso il governo, oppure quella irresponsabile e dello sfascio di Pier Luigi Bersani che aggiunge la gogna politica a quella giudiziaria contro Berlusconi. A Bersani diciamo che Berlusconi è oggi più che mai il nostro leader. Quel che è capitato a lui, dopo un calvario di 20 anni di scudisciate giudiziarie, ora può capitare a chiunque ed e’ arrivato il momento di affrontare il problema di una casta di alti burocrati politicizzati”.