Il dopo-sentenza. Letta: lo stop al governo sarebbe un delitto. Il Pdl: Silvio resta il nostro leader

2 Ago 2013 16:08 - di Redazione

La Procura di Milano emetterà in giornata il decreto d’esecuzione della pena con sospensione per Berlusconi dopo la sentenza della Cassazione per il caso Mediaset. Dopo la notifica, l’ex premier avrà 30 giorni (che partono dal 16 settembre, visto il periodo feriale del tribunale), per chiedere le misure alternative al carcere: affidamento in prova ai servizi sociali o detenzione domiciliare. In giornata al Senato l’estratto esecutivo della sentenza, come prevede la Legge anticorruzione. 

Il dopo-sentenza si fa subito bollente per la dichiarazione provocatoria di Pier Luigi Bersani: “Vorrei che si chiedesse al Pdl se intende essere guidato da chi è stato condannato per evasione fiscale”. Soffia sul fuoco il Movimento 5 Stelle con il senatore Vito Crimi che chiede al presidente di Palazzo Madama Grasso che l’aula deliberi immediatamente sulla decadenza di Silvio Berlusconi convocando per lunedì la giunta delle immunità. La strategia dei grillini è chiara: mettere in difficoltà il Pd e minare la maggioranza delle larghe intese. Le parole del segretario Epifani – “sentenza da rispettare e da applicare”- e il suo richiamo ad evitare “risse istituzionali” fanno pensare che dai democratici non verrà alcun appoggio al leader del centrodestra, a cominciare dal voto sulla decadenza dal Senato.

L’attuale equilibrio di maggioranza viene invece difeso a spada tratta da Scelta civica: il capogruppo alla Camera Dellai riferisce che secondo il premier Letta  sarebbe un “delitto” compromettere la stabilità politica vanificando i sacrifici finora fatti dagli italiani. Dellai, reduce da un incontro con il premier, ha sostenuto che il presidente del Consiglio non avrebbe fatto alcun riferimento alla sentenza Mediaset. Il leader di Sel Vendola si augura, infine, un passo indietro del Cavaliere e la sua uscita di scena dalla vita politica.

La classe dirigente del Pdl è riunita ora a Palazzo Grazioli per fare il punto. Al suo arrivo Renato Schifani, capogruppo Pdl al Senato, ha affermato che il suo partito resterà responsabile nell’interesse del Paese. Alla residenza romana del Cavaliere si è recato anche il ministro dell’Interno Angelino Alfano. Alle 18 si riuniranno i gruppi parlamentari. Renato Brunetta fa sapere che Berlusconi, anche fuori dal Parlamento, resterebbe “il nostro punto di riferimento”.  Quanto alla durata del governo avverte: “Dovete chiederlo a Epifani”. Il suo commento alla sentenza è stato letto, all’interno del Pdl, come una dichiarazione di guerra e la risposta da parte del partito è compatta: Berlusconi resta il leader, nessuno pensi che separare le sue vicende giudiziarie da quelle del governo possa significare metterlo da parte.

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