Ferrara “incorona” Marina. E l’esercito di Silvio lancia la petizione per l’amnistia

6 Ago 2013 15:53 - di Gloria Sabatini

In alto i calici per Marina, la Cavaliera. «La sorpresa, il cognome fatale. Il marchio di fabbrica. La donna minuta e tosta che ha dato le interviste migliori nei momenti peggiori». A due giorni dalla manifestazione di sostegno a Berlusconi, mentre i falchi del Pd si leccano le ferite per un evento “troppo” civile e responsabile che ha scongiurato qualsiasi tentazione di staccare la spina al governo, Giuliano Ferrara cala l’asso sul tavolo di una partita a poker che è appena iniziata. Di di fronte ai commenti del Fatto quotidiano e di Repubblica, «Maramalderia allo stato puro» e a quanti con la bava alla bocca sognano l’arcinemico dietro le sbarre di San Vittore, l’elefantino sposta i riflettori dalla goffagine dei maramaldi all’«orgoglio rodomontesco del Cavaliere» che invece di minacciare lo sfracello vuole dedicarsi alla stabilità di un progetto, non amato ma necessario per uscire dal guado. Un disegno che spiazza anche i duri e puri di via dell’Umiltà. Eloquente l’intervista del ministro Quagliariello che sottolinea come tutti, nel Pdl, salvo opinioni personali, sostengono il governo Letta. Anche Il Financial Times, interrogandosi sulle sorti del partito di centrodestra, apre alla possibilità che la figlia dell’ex premier possa prendere le redini del partito, ipotesi che preoccupa lo stesso Berlusconi che vorrebbe tenere la primogenita al riparo dal teatrino della politica. «Gli italiani guardano a Marina Berlusconi come erede di Silvio, vista come successore naturale alla guida della nuova Forza Italia», scrive il Ft. L’ipotesi di una ricetta dal sapore dinastico, però, non entusiasma lo zoccolo duro del partito che chiede una soluzione partecipata. Lo stesso fondatore dell’esercito di Silvio (22mila iscritti e oltre 500 “reggimenti”), che ha annunciato il via alla raccolta di firme per una proposta di iniziativa popolare a favore dell’amnistia, teme  le accelerazioni. «È  una donna che ha competenza ed esperienza, sono stato il primo a dire che va benissimo», dice  Simone Furlan, «però la nuova Forza Italia dovrebbe aprire alle primarie e che vinca il migliore». Da Agorà Daniela Santanchè rispetta il suo ruolo di Erinni: «Se non si ripristina immediatamente l’agibilità politica del nostro leader, succede che si va a casa perché  il popolo è sovrano». Un’altra amazzone come Michela Biancofiore annuncia:«Se non arriverà la grazia per Silvio Berlusconi io parteggio per Marina: ha il piglio del padre, è una grande imprenditrice, è la ventisettesima donna più importante del mondo e non ha scheletri nell’armadio». Mentre si rincorrono vertici serali, incontri, telefonate l’ex premier aspetta, senza bordate, un segnale politico sul suo futuro (dal Colle?) tra ipotesi di grazia e difesa dell’agibilità politica. Sembra aver optato per un abbassamento dei toni in vista del faccia a faccia con Napolitano, dando il suo placet al forfait dei ministri in piazza. Da ambienti del Quirinale si apprende che sulle valutazioni esposte ieri a Napolitano dai capigruppo del Pdl «non ci sono allo stato posizioni definite, ma approfondimenti e riflessioni in corso da parte del Capo dello Stato».

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