Eredità del parroco alla badante: il tribunale congela i conti correnti. La donna: «Non ho nulla di cui vergognarmi»
Dice che non ne sapeva niente, né dei soldi sui conti correnti della parrocchia San Sebastiano di Lumezzane e del suo defunto parroco don Giulio Gatteri, né dell’eredità a lei destinata. «Ho saputo quando hanno aperto il testamento. Ho cominciato a piangere e anche io mi sono chiesta, perché a me?’. Già, perché l’ex parroco di San Sebastiano abbia deciso di lasciare tutti i suoi averi, si parla di 800 mila euro, alla collaboratrice domestica moldava di 52 anni che lo ha assistito per 12 anni non si potrà mai sapere, né viene considerato frutto di un raggiro. Quello che invece la curia diocesana di Brescia vuole accertare «per tutelare i beni di tutta la comunità e, si ritiene, contemporaneamente, la memoria di don Gatteri» è se sui conti personali del defunto sacerdote sia depositato anche denaro della parrocchia. In particolare c’è un’ultima operazione non autorizzata dalla curia con la quale don Giulio, pochi giorni prima di morire, ha trasferito 320 mila euro dal conto parrocchiale al proprio, forse per pagare le ultime spese di ristrutturazione dell’oratorio. Non solo quello, ma tutti i movimenti bancari degli ultimi 5 anni verranno ora passati al vaglio: ci sarebbero state commistioni tra diversi conti correnti. Nell’udienza di oggi al tribunale civile di Brescia, la parrocchia da un lato e la collaboratrice domestica Valentina Popescu dall’altro hanno di comune accordo deciso di congelare i conti correnti e di procedere ad una verifica contabile. «Abbiamo fatto una specie di moratoria volontaria tra le parti – ha spiegato al termine dell’udienza il legale della parrocchia, l’avvocato Enrico Bertoni – al fine di verificare i conti correnti nel contraddittorio non conflittuale». L’udienza è stata poi rinviata al 7 novembre. Le volontà che don Giulio ha messo nero su bianco a dicembre non sono né saranno messe in discussione, assicura don Gian Pietro Girelli, direttore dell’ufficio amministrativo della diocesi di Brescia. Intanto però della vicenda «parlano tutti, dicono parole brutte. Mi mandano messaggi e parlano anche in Moldavia», ha raccontato Valentina, che afferma che «per la verità i soldi sono il mio ultimo pensiero, l’ultimo problema. Dicono che devo vergognarmi, non lo so di che cosa. Non ho fatto niente, non ho toccato un centesimo, non ho fatto prelievi, non andavo in banca. Di cosa devo vergognarmi?».