Anche l’assessore di De Magistris piange: ma a Napoli quelle lacrime non commuovono più nessuno

29 Ago 2013 17:25 - di

«La sua cosiddetta “rivoluzione arancione” è solo un lontano ricordo», dice Amedeo Laboccetta – storico esponente della destra napoletana, oggi coordinatore del Pdl – del sindaco di Napoli Luigi De Magistris, . «Il sindaco sa che non ha più un futuro – prosegue – si è capito dalla raccolta delle firmeche stiamo facendo per chiedere le sue dimissioni: ne abbiamo raccolte finora 150mila nelle strade dela città e la cosa che più ci ha colpiti è che la maggioranza dei firmatari si sono dichiarati suoi elettori». Insomma, il sindaco magistrato ha rotto con il suo ambiente e con chi lo appoggiava politicamente, e l’ennesimo episodio sgradevole del suo assessore indagato e perdonato, non ha certo giovato alla sua popolarità. Come si ricorderà, giovedì nella conferenza stampa di presentazione di un evento sportivo l’assessore allo Sport Pina Tommasielli è scoppiata a piangere. Era la sua prima uscita ufficiale dopo il “perdono” del primo cittadino e la piena riabilitazione nel suo incarico. Pina Tommasielli, dell’Italia dei Valori (almeno prima delle elezioni amministrative) è stata al centro di una forte polemica politica che l’ha travolta alla fine di luglio: la Procura di Napoli l’ha indagata, con le accuse di falso e truffa, per presunte multe fatte cancellare. Multe, sempre secondo le accuse, ricevute dalla sorella dell’assessore alle Politiche sociali e allo sport, Maria Teresa, e dal cognato, il magistrato e sindaco di Villaricca, Franco Gaudieri, per essere transitati con le loro auto nelle ztl promosse dall’amministrazione e per le quali servono permessi speciali. Permessi – sempre secondo le indagini, condotte dall’aggiunto Gianni Melillo e dai pm Ida Teresi, Maria Sepe, Danilo de Simone e Luigi Santulli – che sarebbero anche “spuntati”, ma sarebbe risultato «alterato – scrive la Procura partenopea – il registro di protocollo degli atti in entrata all’assessorato alla Mobilità, facendo risultare depositate, in data anteriore alle contravvenzioni indicate, istanze di autorizzazione al transito nella ztl da parte del cognato e della sorella sovrascrivendo e cancellando le preesistenti annotazioni del registro». L’assessore, e con lei due collaboratori dello staff, sono stati anche interrogati dai magistrati. Dopo le polemiche politiche, la Tommasielli aveva rassegnato le dimissioni. Dimissioni respinte, dopo un periodo di riflessione, dal sindaco De Magistris. Un “perdono” che non è invece arrivato dal partito della Tommasielli, Italia dei Valori, che ha preso ufficialmente le distanze dalla decisione del primo cittadino di “riabilitare” l’assessore con delega alle Politiche sociali e sport del Comune di Napoli. Negli ultimi giorni la politica napoletana era stata avvelenata anche dall’ipotesi di un coinvolgimento del fratelli del sindaco, Claudio De Magistris per il “Forum universale delle Culture 2013”, ipotesi che è rapidamente tramontata, se mai ha avuto un fondamento reale. «La motivazione che mi porta a escludere un contratto è che – ha dichiarato Claudio De Magistris -, assistendo al dibattito di questi giorni, ho capito che un mio coinvolgimento nell’organigramma sarebbe diventato capro espiatorio di qualsiasi episodio legato all’evento e motivo di acuirsi delle dannose diatribe politiche che logorano e annoiano la città da anni. Sarebbe veramente difficile lavorare con serenità in questo contesto e rischierei, quindi, di danneggiare chi con passione si sta dedicando a mettere in piedi struttura e programma del Forum». L’ipotesi era stata duramente contestata dal leader dell’opposizione in consiglio comunale Gianni Lettieri, che in quella circostanza aveva parlato di «fallimento della rivoluzione arancione della meritocrazia». Insomma, per tornare all’immagine di Laboccetta, «De Magistris è ormai chiuso nel suo bunker di Palazzo San Giacomo dal quale non esce più, perché sa che i napoletani non hanno più fiducia in lui. Non lo sostiene più nessuno, tranne gli esponenti del Pd in giunta, legati alla gestione del potere».

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