Altro che bunga bunga, in Francia spuntano le testimonianze sulle orge di Strauss-Kahn con escort e prostitute

7 Ago 2013 18:34 - di Redazione

Non erano serate libertine ma veri e propri “carnai” con materassi ammucchiati per terra e tante ragazze pagate per fare sesso. Un vero sistema “consumo sessuale” di cui Dominique Strauss-Kahn era il “perno centrale”. Il verbale dei magistrati sull’inchiesta del giro di squillo di Lille non lascia dubbi sulla colpevolezza dell’ex direttore del Fondo Monetario Internazionale, che nel 2014 sarà giudicato per ”sfruttamento aggravato della prostituzione”. Stando al documento che si è procurato e ha pubblicato oggi Le Figaro, è evidente che i giudici non hanno creduto un attimo al principale argomento della difesa: per loro è impossibile che DSK non sapesse che le ragazze delle serate in realtà erano prostitute. «L’ignoranza di Strauss-Kahn – scrivono – è stata solo un sistema di difesa». Le testimonianze delle escort sono schiette: «Nessuna delle persone presenti poteva ignorarlo. Eravamo lì per questo», ha detto una di loro. Di fronte alle negazioni di DSK e dei suoi legali, un’altra ha esclamato davanti ai giudici: «Ma ci stanno prendendo tutti per idioti?». Di fatto i magistrati hanno in mano gli elementi per dimostrare che l’ex ministro francese, di 64 anni, lo stesso che il governo serbo vuole come consigliere per risolvere la crisi economica del Paese, era ”il re delle feste”: «Queste serate – è scritto nel documento – non si organizzavano senza di lui, ma in funzione della sua agenda e della sua presenza in città, Parigi o Washington. Dati i suoi bisogni – si legge – e le sue esigenze sessuali venivano scelte solo ragazze sicure in termini di prestazione e discrezione». A reclutare le candidate da consumare era un imprenditore del nord e uomo di fiducia, Fabrice Paszkowski. Ma nei fatti era DSK a “tenere sempre sotto controllo l’organizzazione” di queste festicciole a luci rosse che si svolgevano in alberghi o in pied-à-terre. Lui stesso del resto metteva a disposizione un appartamento in avenue de Iena, a Parigi, affittato a suo nome. E questo per i giudici è incontestabilmente “un atto materiale di sfruttamento della prostituzione”. Negli scambi di sms non si parlava mai di ”escort” ma di ”amichette”. Altre volte le ragazze diventavano ”materiale”. Un linguaggio in codice che per i giudici era anche un modo per sviare sospetti e ”confondere le piste”. Come quando Strauss-Kahn avrebbe consegnato la sim di un cellulare al fedele Paszkowski per farla ”ripulire” dai dati compromettenti.

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