Sigilli all’Antico Caffè Chigi: così la cosca dei Gallico faceva affari sotto il naso dei governanti

8 Lug 2013 16:29 - di Guglielmo Federici

Un giro di 20 milioni di euro gestito dalla malavita. Tutto – caso paradossale –  si svolgeva davanti la sede del governo. Sigilli all’Antico Caffè Chigi nell’omonima piazza romana dove  gli agenti della Direzione investigativa antimafiacentro operativo di Roma, hanno dato esecuzione  a un decreto di confisca a carico di Nicola Defina, emesso dalla Corte di Appello di Roma. Il sequestro è stato pari a circa 20 milioni di euro. Alcuni dei personaggi, a cui erano intestati questi beni, erano stati legati alla ‘ndrina dei Gallico di Palmi (Reggio Calabria), per anni protagonista di una sanguinosa faida insorta con la famiglia dei Condello. In particolare, uno dei due personaggi colpito dai provvedimenti, anni addietro, mentre era in compagnia di Alfonso Gallico, capo dell’omonima ‘ndrina di Palmi, di cui era l’autista, rimase vittima di un agguato mafioso nel corso del quale l’uomo perse la vita. Tra i beni confiscati ci sono 18 società, tra le quali un centro estetico e numerose società di intermediazione finanziaria, una lussuosa villa di 29 stanze con piscina a Formello, nonché 70 rapporti bancari. Holding del gruppo era la società “Adonis”, con varie sedi a Roma – tra il lussuoso quartiere Coppedè e i Parioli – che aveva il compito di acquisire immobili e quote societarie per svariati milioni di euro. Le indagini hanno svelato un particolare meccanismo societario, denominato trust, che garantisce, oltre a vantaggi fiscali in ambito Ue, il trasferimento della proprietà, consentendo l’anonimato e rendendo così estremamente difficoltoso individuarne l’effettiva titolarità. Il Caffè posto sotto sequestro è  uno dei bar più frequentati dai funzionari e dalle forze dell’ordine che lavorano a Palazzo Chigi. A volte era  tappa anche di ministri e sottosegretari per un rapido caffè…

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