Show leghista in aula, accuse a Sel: “Siete sodomia e libertà”. Tre deputati espulsi

3 Lug 2013 18:57 - di Redazione

È quasi scontro nell’aula della Camera tra Lega e Sel durante l’esame del ddl sulla messa alla prova dei detenuti. Tutto parte da una provocazione del leghista Gianluca Buonanno, impegnato in un ostruzionismo con il suo gruppo e con Fdi, che rivolto ai banchi di Sel dice: “Per loro è più importante se c’è il matrimonio tra persone dello stesso sesso di altri provvedimenti, per cui invece di chiamarsi Sinistra e liberta si chiamassero sodomia e libertà”. Immediata la reazione dai banchi di Sel, con il vicepresidente Di Maio che fatica non poco a riportare la calma, richiamando all’ordine e invitando a usare “un tono consono in quest’aula e senza offendere le altre forze politiche”. Secondo qualcuno, in aula un deputato di Sel avrebbe urlato a Buonanno minaccioso “Ti aspetto fuori”.

I deputati della Lega avevano esposto, durante l’esame del provvedimento su cui praticano ostruzionismo, cartelli con scritte come “il governo premia i ladri” ed “il governo premia gli spacciatori”. Mentre i commessi per ordine del vicepresidente Luigi Di Maio rimuovevano i cartelli, Gianluca Buonanno con un guizzo ha raggiunto il banco del governo, infilando il suo cartello nella tasca del sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri, cui ha stretto la mano. Di Maio ha ordinato a Buonanno di lasciare i banchi del governo, senza effetto. Al secondo richiamo, lo ha espulso dall’aula. La sanzione decisa dalla presidenza è stata accolta da un applauso unanime dai banchi del centrosinistra. Mentre Buonanno si avviava verso l’uscita, si è fermato a inveire verso i banchi di Sel. I commessi hanno impedito che ci fosse contatto fisico, ma sono volate parole grosse. Nel frattempo, Stefano Allasia opponeva resistenza ai commessi e non ritirava il suo manifesto con la scritta “il governo libera i pedofili”. A quel punto, il vicepresidente Di Maio ha deciso l’espulsione anche per lui, ed ha sospeso la seduta. Del caso si occuperà l’ufficio di presidenza.

L’esibizione leghista in aula fa da contraltare alle difficoltà interne vissute dal partito in questa fase con la dirigenza affidata a Roberto Maroni e contestata ripetutamente da Umberto Bossi, protagonista anche di un litigio pubblico con Roberto Calderoli, cui ha dato del “democristiano”. Una fase di crisi del Carroccio, dunque, cui si cerca di mettere riparo alzando il livello dello scontro nelle aule istituzionali.

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