In quattromila per l’ultimo saluto alle vittime di Monteforte. Il vescovo di Pozzuoli: non lasciamo sole le famiglie

30 Lug 2013 15:22 - di Redazione

È il giorno del dolore, della rabbia, delle lacrime. In quattromila hanno assistito nel palazzetto dello Sport di Monterusciello, frazione di Pozzuoli, ai funerali delle 38 vittime del tragico incidente stradale di domenica sera a Monteforte Irpino, nell’avellinese. C’è chi sulla bara ha messo la foto del giorno delle nozze e chi la sciarpa del Napoli, «perché Giovanni era un gran tifoso». Fotografie e rosari sono stati posati sopra le casse di mogano scuro. Prima dell’inizio della cerimonia, dall’altare è stato scandito l’elenco dei nomi dei morti sotto le sguardo dei parenti distrutti dal dolore. A circa tre ore dall’ultimo saluto, nella camera ardente, hanno continuato ad accarezzare le bare. A neanche un’ora dall’inizio dei funerali il Palazzetto dello Sport era quasi tutto gremito: in centinaia si sono fermati fuori dalla struttura, per seguire le esequie sui maxischermi nella giornata di lutto nazionale proclamata dal governo. «Istituzioni civili e religiose non lasciamo soli questi nostri fratelli, soprattutto quelli che si sono ritrovati senza più sostegni anche economici!», ha detto il vescovo di Pozzuoli,  Gennaro Pascarella, che ha officiato la Messa. «Preghiamo per tutti i feriti, il Signore non permetta che si aggiungano altri nomi al già straziante elenco», ha detto aggiungendo che di fronte ad una tragedia simile «è difficile parlare. Ogni parola detta può suonare banale, fuori posto o solo formale. Verrebbe solo di tacere o gridare il proprio dolore».

«È una tragedia che mi ha tagliato il cuore in due parti», sono state le prime parole del sindaco, Vincenzo Figliolia, al suo arrivo ai funerali. «Anche questa volta ce la faremo. Ma – ha aggiunto – bisogna fare in modo che questo sacrificio non risulti vano. C’è qualcosa che non ha funzionato, ci sono responsabilità, bisogna fare chiarezza e sono certo che sarà fatta». Presenti anche Enrico Letta, il ministro De Girolamo, il governatore Stefano Caldoro, il segretario del Pd, Guglielmo Epifani. «Ci stringiamo alla comunità di Pozzuoli, ferita da questa immane tragedia – ha dichiarato il premier – piangiamo insieme ai suoi abitanti. Il dolore è dell’intero Paese». Un lungo, interminabile applauso ha concluso i funerali mentre  le bare, ricoperte di fiori, sono state portate a spalla tra la commozione dei presenti. Intanto sul versante delle indagini stanno emergendo i primi dettagli sulla dinamica della tragedia: l’autista del pulmann, morto anche lui, avrebbe cercato di rallentare la corsa buttandosi contro le barriere. Secondo le prime ricostruzioni, Ciro Lametta, che si è schiantato dopo un volo di 30 metri, avrebbe tentato di tutto per fermare l’autobus. Nessun segno di frenata, dunque. Ma un tentativo estremo, disperato, inutile. È ormai accertato che il pullman viaggiava a forte velocità, nonostante le segnalazioni di rallentamenti, e con la parte anteriore aperta o mancante, probabilmente a causa di un precedente «contatto» con il margine destro dell’autostrada.  Il Procuratore di Avellino, Rosario Cantelmo, ha confermato che le indagini «sono a tutto campo» e ha precisato che «ci sono indagati», senza però specificare chi e perché. La Procura sta anche valutando la posizione della società Autostrade.

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