Il mercato dello spumante in effervescenza: la Cavit acquista la maggioranza dell’azienda tedesca Kessler

12 Lug 2013 19:21 - di Bianca Conte

È boom di bollicine. Italiane, naturalmente. Nell’effervescenza di un mercato che vede ormai da anni il Made in Italy sul podio dell’eccellenza spumantistica – sia che le nostre etichette siano a distanza di sicurezza dal mito dello champagne francese, sia che vengano tallonate da storici brand stranieri – oggi si registra l’ultimo importante sorpasso: Cavit, la cooperativa che rappresenta il 60% della produzione vitivinicola trentina, nata nel 1950 come Consorzio di Cantine locali, acquisisce una quota di maggioranza (50,1%) della tedesca Kessler, storica azienda fondata nel 1826 e specializzata nella produzione di spumanti di qualità. Solo nelle scorse settimane, un’analisi della Coldiretti relativa al commercio estero nel primo trimestre del 2013, sulla base dei dati Istat aveva registrato un’accelerata della nostra produzione “frizzante”, fino ad arrivare a mettere sul podio lo spumante italiano che, forse spinto anche dalla crisi, è arrivato a svettare sul mercato straniero, dove cresce del 20%, togliendo spazio al più blasonato champagne francese. Oggi, poi, la stoccata finale: l’affermazione nostrana sulla Germania, con l’acquisizione da parte della Cavit della maggioranza dell’azienda tedesca Kessler: un successo che, nello specifico dell’affaire enologico annunciato oggi, conferma la spumantistica come uno degli asset strategici di Cavit, (con i consumi in costante crescita sia in volume che in valore in tutto il mondo), e che, più in generale, accredita lo spumante di casa nostra, internazionalmente, come prodotto Made in Italy “anticrisi” per eccellenza, con il fatturato che, se continua questo trend positivo, nel 2013 potrebbe raggiungere il massimo storico. Le vie del vino che partono dal Trentino arrivano dunque fino al Baden Württemberg, nel sud della Germania, in completa controtendenza rispetto all’andamento generale, tanto che, a proposito del business concluso tra Cavit e Kessler, già si parla di «funzione anticiclica» rispetto alla crisi economica del sistema cooperativo. Dà quasi uno stato di ebbrezza, insomma, ribaltare i piani e vedere un brand italiano fare shopping all’estero, con un marchio cooperativo che arriva a controllare una storica azienda spumantistica straniera di qualità. La Germania, peraltro, è uno dei primi mercati, con il 22% della quota mondiale di consumi e una netta predilezione per il prodotto nazionale, ancorchè realizzato con vini base stranieri. Essere quindi su questa importante “piazza”, con un’azienda locale dalla forte reputazione, consentirà a Cavit di incrementare il peso della propria presenza in Germania, ma anche di valorizzare ulteriormente le uve Chardonnay prodotte dalle cantine socie. A conferma che quel nettare di Bacco che inebria l’anima, movimenta il mercato, rivoluziona le tendenze e, a volte, smentisce le Cassandre della crisi.

 

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