Come siamo arrivati alla gossipcrazia. In un libro la storia del pettegolezzo, non solo applicato ai politici

29 Lug 2013 16:40 - di Renato Berio

La storia del gossip è tutt’altro che recente. Il sibilo del venticello della calunnia, soprattutto se applicato alla classe politica, soffiava forte e chiaro fin dall’antichità. Il percorso lo ricostruisce Paolo Pedote in un interessante studio – Gossip. Dalla Mesopotamia a Dagospia (Odoya) – nel quale stabilisce forme e modalità di uno dei vizi più antichi del mondo. Un libro da cui si evince che anche storici come Svetonio si basavano sui pettegolezzi per i loro racconti storiografici e che le invasioni nella sfera della privacy non investivano solo i potenti ma anche i filosofi: Aristotele era tirchio, Platone aveva i pidocchi, Kant era un goloso…

La strategia della “macchina del fango”, affermano gli antropologi, è una forma di contropotere per contrastare un’egemonia. Se ne fece largo uso, ad esempio, per preparare il terreno alla Rivoluzione francese diffondendo ad arte, nei circoli giacobini e sui fogli rivoluzionari, notizie ingigantite sui vizi dell’aristocrazia. Ma prima ancora il gossip fu largamente utilizzato nella caccia alle streghe e nei processi contro gli eretici, in cui notizie vere e false si mescolavano in spregio ad ogni principio di diritto per assicurare il presunto “colpevole” al “braccio secolare”. Il libro si diffonde anche sui pettegolezzi della cronaca rosa e in particolare sui velenosi articoli di Hedda Hopper contro Charlie Chaplin, da lei trattato come un nemico della patria perché non aveva mai preso la cittadinanza americana. Anche lo scandalo sessuale per rovinare un leader non è una novità: i casi contemporanei di Strauss Kahn e di Silvio Berlusconi non sono poi così diversi dal polverone sulla presunta bigamia di Francesco Crispi che tenne l’Italia con il fiato sospeso alla fine dell’Ottocento.

Ma qual è, in definitiva, il ruolo del pettegolezzo? Incentivare la libertà d’opinione e d’informazione o contribuire a costruire un personaggio? Attenzione però, perché l’ultima frontiera del divismo punta su personaggi anonimi: basta andare a caccia di news sul privato dei personaggi famosi, meglio ribaltare il punto di vista e “inventare” dal nulla una celebrità. Un po’ come accade al personaggio del film di Woody Allen To Rome With Love, “eletto” star dell’anno senza alcun motivo apparente. Una notorietà che stravolge la sua esistenza e che finisce come è cominciata, per un capriccio dei media. E senza neanche bisogno di qualche particolare piccante.

 

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