Ricompare negli Usa il diario di Rosenberg, perduto ai tempi del processo di Norimberga
Dettagli sull’occupazione tedesca nell’allora Unione Sovietica e sugli scontri all’interno del gruppo di comando nazista, ma anche importanti particolari sul saccheggio delle opere d’arte in Europa: questo e molto altro sarebbe contenuto nel diario personale di Alfred Rosenberg, uno dei più potenti gerarchi nazisti e stretto collaboratore di Adolf Hitler, nonché custode di molti segreti del Terzo Reich. Si tratta di un manoscritto di 400 pagine, che riguarda un periodo compreso tra la primavera del 1936 e l’inverno del 1944 e che è stato ritrovato a Buffalo, nello stato di New York, a casa di un accademico legato a un procuratore del processo di Norimberga. Secondo una prima valutazione degli esperti Usa, il documento potrebbe offrire una nuova visione dei rapporti di Rosenberg con Hitler e altri gerarchi nazisti, tra cui Heinrich Himmler e Herman Goering, oltre a dettagli sulle tensioni all’interno del gruppo di comando nazista all’indomani della missione di Rudolf Hess in Inghilterra nel 1941, sull’occupazione tedesca in Unione Sovietica e sui piani per le uccisioni di massa degli ebrei. «La documentazione è di notevole importanza per lo studio del periodo nazista – si legge in un comunicato rilasciato dal Museo dell’Olocausto di Washington – E una prima analisi del contenuto getta nuova luce su importanti aspetti legati alla politica del Terzo Reich». Per gli esperti sarà una significativa fonte di informazione per gli storici, che in parte contraddice alcuni elementi già noti. Rosenberg fu catturato dagli alleati alla fine della Seconda Guerra Mondiale e impiccato nel 1946, dopo essere stato condannato per crimini contro l’umanità nel processo di Norimberga. Il diario, utilizzato come prova durante in tribunale, scomparve misteriosamente subito dopo: per oltre 60 anni sembrò essere sparito nel nulla. A essere sospettato del furto del documento fu proprio uno dei procuratori di Norimberga, Robert Kempner, accusato di aver rubato il manoscritto per poi contrabbandarlo in America. Dopo la sua morte, nel 1993, per oltre dieci anni si protrasse una controversia legale sul tesoro di documenti da lui custoditi, tra i suoi figli, l’ex segretario e il Museo dell’Olocausto. Quando gli eredi decisero di dare i documenti al museo, i funzionari scoprirono che decine di migliaia di pagine erano sparite. L’Fbi riuscì a recuperare parte delle carte, molte delle quali si trovavano a casa dell’ex segretario di Kempner, nel frattempo trasferitosi vicino a Buffalo, nello Stato di New York, a casa di un professore di nome Herbert Richardson. Ma del diario nessuna traccia. Ora, le fonti ufficiali assicurano che molte informazioni verranno rivelate nel corso di una conferenza stampa in programma per questa settimana in Delaware, alla quale parteciperanno funzionari della Us Immigration and Customs Enforcement, del Dipartimento di Giustizia e del Museo dell’Olocausto.