Per non perdere voti ora ai Cinquestelle serve un posto al sole, anzi in tv…

4 Giu 2013 21:03 - di Mario Landolfi

Grillo è ormai in un angolo. E se n’è accorto. La sua strategia del “tanto peggio tanto meglio” non sta funzionando e lui si innervosisce. Non si spiega altrimenti l’assortito campionario di sciocchezze esibito dallo stesso ex-comico e dai suoi adepti, anch’essi del tutto consapevoli dell’irrilevanza politica di cui sono causa ed emblema.
Adesso tocca ai giornalisti assaggiare sulla loro pelle le scudisciate dei grillini: Floris, Annunziata e persino quella schiacciasassi della Gabanelli, la stessa che solo un paio di mesi fa il Movimento voleva trionfalmente intronizzare al Quirinale. A tutti Grillo minaccia sanzioni, ritorsioni e punizioni esemplari. Con sovrano sprezzo del ridicolo una dei suoi ha evocato addirittura “l’olio di ricino” come purga suprema capace di mondare ogni peccato commesso a mezzo stampa. Intanto manda avanti un suo pezzo da novanta, tale Fico, a dare battaglia intorno alla commissione di Vigilanza sulla Rai, la cui presidenza, com’è noto, spetta all’opposizione. Una pretesa senz’altro legittima, ma alquanto singolare visto che ad avanzarla è una forza politica che ha fatto del rifiuto del mezzo televisivo un punto di forza della propria predicazione ed uno dei motivi di successo della propria campagna elettorale. Da un movimento che vieta ai propri esponenti la partecipazione ai talk show arrivando a minacciarli di espulsione (è già capitato) è lecito attendersi una scelta diversa, come la presidenza del Copasir o di altro organismo di garanzia. Evidentemente, la coerenza non è il punto forte dei Cinquestelle. Oppure siamo in presenza di un cambio di strategia necessitato dall’inedia politica e di consensi che rischia di indebolire il Movimento fino a stremarlo.
Intendiamoci, Grillo è uno che la televisione l’ha fatta. Il mezzo lo conosce come le sue tasche. È stato ed è un autentico mattatore. È padrone dei tempi, del ritmo. Per lui insomma la tv non ha segreti. Ma conosceva e conosce altrettanto bene anche i suoi. Gente giovane, inesperta, abituata a relazionarsi via web e pertanto più adusa all’insulto on line o al cinguettio in 140 caratteri su Twitter che a sviluppare un concetto in uno studio, in contraddittorio con altri in tempi battuti dal conduttore. D’accodo con il guru Casaleggio ha ritenuto troppo rischioso esporli “al naturale” nelle case di milioni e milioni di italiani in piena campagna elettorale. È stato previdente. Sarebbero state sufficienti una decina di performance per distruggere un raccolto pazientemente e tenacemente preparato in molti anni di semina.
Oggi Grillo è il primo a rendersi conto che in politica se di tv si può morire, senza non si vive e tenta perciò di imporre un cambio di strategia facendo di necessità virtù, cioè ammantando la sua fregola di ritornare stabilmente in video e la sua richiesta (legittima) della presidenza della Vigilanza con una meritoria opera di moralizzazione della professione giornalistica, soprattutto di quella made in Rai.
È un antico vezzo di certa politica quello di spacciare per buona battaglia un interesse di bottega e i grillini non fanno certo eccezione. Il problema, per loro, è semmai vedere se il ritorno in tv risolleverà le sorti dei Cinquestelle. Certo, potrà essere utile alla visibilità dei singoli che ne impareranno regole e trucchi, quanto al Movimento nel suo complesso, però non è detto che ci guadagni. Politicamente, Grillo è nato in un certo modo. Il suo format è quello del Vaffa day, personalistica ibridazione tra spettacolo e comizio. E così ha caratterizzato il suo movimento. Il suo è il linguaggio dell’invettiva. Insomma, a differenza di quello comico, il grillismo politico appare difficilmente esportabile sul piccolo schermo. E poi, diversamente dalla radio, con la tv non si fa propaganda. La televisione banalizza, rende familiare e quindi depotenzia la carica rivoluzionaria. La storia non si fa con i “se”, è vero, ma non è azzardato sostenere che se negli anni ’30 ci fosse già stata la tv difficilmente Hitler sarebbe andato democraticamente al potere. Tutto questo Grillo probabilmente lo sa e forse per questo fino a ieri ha ripetuto ai suoi, che sotto sotto premevano per andarci, “te la do io la tv”. Oggi che è tempo di vacche magre ha pensato bene di regalare loro almeno la poltrona della Vigilanza Rai. Buona visione.

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