Nel Pdl molti ripetono: “Senza Berlusconi non si vince”. Comincia il “processo” ad Alemanno?

11 Giu 2013 18:44 - di Renato Berio

C’era da aspettarselo e infatti il ciclone che investe Gianni Alemanno dopo la sconfitta a Roma è partito. Le critiche arrivano dal suo stesso partito, il Pdl. Il refrain che tutti intonano ora è: senza Berlusconi non si vince. Ma Berlusconi, in verità, ha fatto anche un comizio di chiusura  con Gianni Alemanno al Colosseo. Critiche sull’ex sindaco sono piovute anche da Renata Polverini, ex presidente della Regione Lazio dimissionaria dopo il caso Fiorito. Secondo Polverini Alemanno non si è circondato di “figure di peso” e ha dato troppa importanza allo status di Roma Capitale mentre doveva lavorare di più su traffico e trasporti. Daniela Santanchè fa addirittura capire che un “pensionamento” di Alemanno sarebbe auspicabile: “Alemanno ha una grande esperienza e passione politica, ma non mi piace pensare al concetto per cui bisogna ritrovare un posto a qualcuno che l’ha perso. Sono contro il professionismo della politica: lavoro nel partito ma domani potrei tornare a fare l’imprenditrice. Del resto – prosegue – lui stesso oggi dichiara sui giornali che tornerà a fare l’ingegnere”. Fabrizio Cicchitto punta l’indice contro il mancato radicamento del partito ai livelli regionali e locali e ripete la tesi secondo cui alla forte leadership di Berlusconi non si accompagna la crescita di una classe dirigente “spendibile” nei duelli amministrativi. Francesco Storace è l’unico che tira in ballo Berlusconi in modo diretto e pesante imputandogli una gestione “pilatesca” delle amministrative che sono andate male dappertutto, non solo a Roma, per il centrodestra: “E’ stata una Caporetto generale. Paghiamo l’assenza di una leadership che ci abbia messo la faccia. Credo che Berlusconi abbia commesso una colossale sciocchezza: è un capo che fugge – ha proseguito – bisogna che faccia un po’ di autocritica e capisca che ha sbagliato”.

Difendono Alemanno i parlamentari Andrea Augello e Vincenzo Piso. “Alemanno convocò le primarie ma non si presentò nessuno”, chiosa  Augello, coordinatore della campagna elettorale. Dello stesso avviso Piso, coordinatore del Pdl Lazio: “Le primarie, a due mesi dal voto, avrebbero messo in moto un meccanismo troppo complesso che avrebbe messo in discussione tutto”. Ma va oltre: “Si commette un errore a pensare che la sconfitta di Alemanno sia un fatto isolato, bisogna guardare a cosa è successo in tutta Italia all’interno del Pdl. La crisi è generale”.  Fabio Rampelli non è d’accordo: “Serviva un candidato più ‘irregolare’ e servivano le primarie, ciò avrebbe favorito maggiormente il centrodestra”. “Ma – aggiunge – nessuno può togliere a un sindaco in carica il diritto di sottomettersi al giudizio dei cittadini”.

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