La Triplice va in piazza. Ma è un rito stanco. San Giovanni non è più quella di una volta

21 Giu 2013 19:47 - di Aldo Di Lello

Verranno da tutta Italia e si ritroveranno insieme a Piazza  San Giovanni come ai bei tempi. Cgil, Cisl, Uil si preparano alla grande manifestazione unitaria con lo slogan “il lavoro è democrazia”. Hanno organizzato 1.400 pullman, 10 treni speciali cinque aerei di linea e tre navi. L’obiettivo  è di portare 100 mila persone in piazza per lanciare un messaggio forte al governo.  Il lavoro deve tornare al «centro delle scelte politiche ed economiche», dice il segretario organizzativo della Cgil, Vincenzo Scudiere. L’impressione è quella di una orgogliosa rivendicazione di identità e di ruolo per i sindacati, che arriva  in un momento particolarmente difficile per il mondo del lavoro e per la rappresentatività delle Confederazioni stesse. Attraverso il binomio “lavoro e democrazia”, la vecchia Triplice sembra voler lanciare  due messaggi. Uno strettamente sindacale, legato al sistema delle relazioni industriali e in particolare al tema delle rappresentanze all’interno delle aziende. L’altro, più ambizioso e più politico, tende a porre il lavoro al centro del dibattito in seno al   governo e tra il governo e la maggioranza.

Difficile però dire quanto,la grande mobilitazione della Triplice, potrà effettivamente incidere sulla politica economica dell’esecutivo. Il pacchetto lavoro sarà affrontato dal governo nel Cdm di mercoledì prossimo. Da quello che filtra da Palazzo Chigi, si prevede che il provvedimento possa contenere sgravi fiscali o contributivi solo per le nuove assunzioni con contratto a tempo indeterminato escludendo quindi sia le “trasformazioni” ovvero le stabilizzazioni di contratti a termine sia le nuove assunzioni con contratti a termine. Il problema è che l’insieme delle misure per favorire le assunzioni non potrà disporre di ingenti risorse. Anzi. Un miliardo dovrebbe essere reperito dai fondi europei. Su un altro miliardo è invece nebbia fitta. Si era persino parlato della possibilità di attingere risorse dal paventato  aumento dell’Iva, con diffuse e comprensbili perplessità

In questo contesto difficile e problematico, le parole della Camusso suonano con un vago senso di irrealtà. «Il governo -dice- deve investire in opere». E poi, delle annunciate misure di riforma della riforma (Fornero), relative in particolare ai contratti a termine, il segretario della Cgil è tranchant: «Il tema non è quali forme di flessibilità, ma quali investimenti». Con queste premesse, la proposta dei sindacati al governo rischia di tradursi in un dialogo tra sordi. Porterà forse tanta gente in piazza, la Triplice. Ma la piazza non sarà più quella di una volta. La piazza in cui rimbombavano dagli altoparlanti le parole di Luciano Lama, parole sempre  seguite con attenzione ( e spesso con apprensione) dall’establishment politico di allora. Lo sciopero  generale era spesso l’anticamera di una crisi di governo. Anche se al tempo c’erano tutti abituati, visto che la durata media dei governi era poco inferiore a un anno.

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