Il day after la condanna. Napolitano: rispettare le istituzioni. Brunetta: è legittimo reagire

25 Giu 2013 13:38 - di Romana Fabiani

Senso di responsabilità, calma e gesso. Ma fino a quando? Il day after la condanna a sette anni per Berlusconi, Giorgio Napolitano non aspetta che il clima politico si guasti ulteriormente e invita  l’esecutivo a tenere saldo il timone della navigazione. «Serve più continuità di governo», dice il capo dello Stato, «serve sempre rispetto e cura delle istituzioni, che sono capisaldi della vita e dello sviluppo di uno stato democratico e di una società civile degna di questo nome». Poche ma inequivocabili le parole distillate nell’intervento al Cnr per ribadire le preoccupazioni del Colle in mezzo alle fibrillazioni di queste ore. Ore complicatissime, soprattutto per il Pdl in bilico tra senso di responsabilità e voglia di rottura.

Continuità, insiste nel suo pressing Napolitano, «è un elemento essenziale e non significa conservatorismo o immobilismo. Vorrei quindi un po’ più di continuità nella istituzione governo, infatti in Italia noi abbiamo il record della fibrillazione politica. Non passano due mesi dalla formazione di un nuovo governo che – ha sottolineato – si parla della incombente, imminente e fatale crisi di governo». Difficile non cogliere il nesso temporale con le dimissioni di Josefa Idem e la sentenza di condanna del leader del Pdl. Intanto Enrico Letta, in vista del Consiglio europeo del 28 giugno, informa il Parlamento delle prossime mosse a partire dalla richiesta di riprendere un «cammino di crescita» senza il quale «nessuna decisione porterà ad una vera svolta».

Al vertice, sottolinea il premier, «porrò l’accento una volta ancora sul dramma del lavoro che non c’è, sugli oltre 15 milioni di ragazzi senza lavoro e prospettiva, e soprattutto su un’Europa che o dà risposte concrete ai problemi o lentamente muore». In  vista dell’incontro di questa sera tra Letta e Berlusconi, scosso come non mai dalla sentenza vissuta come «un plotone di esecuzione», da via dell’Umiltà comincia a delinearsi la strada del dopo-condanna. «Il governo non cade per una sentenza – dice Maurizio Lupi – ma c’é una riflessione che tutta la politica deve fare, e mi auguro che anche la sinistra faccia». Non accetteremo – aggiunge il ministro dei Trasporti – per la diginità politica e morale di Berlusconi «che tutta la sua esperienza politica e il contributo cha ha dato al paese siano cancellati da una sentenza».

Più diretto Renato Brunetta a proposito delle legittime “contromisure” da adottare. «Ho visto la reazione del presidente della Repubblica quando ingiustamente è stato sottoposto a intercettazioni. La presidenza della Repubblica ha coinvolto la Corte Costituzionale per stabilire i diritti del presidente della Repubblica. Quindi, quando viene leso un diritto fondamentale, un diritto costituzionale, le persone, i singoli, ma anche le istituzioni, hanno il diritto-dovere di reagire».

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