I segreti della corte di Parigi nelle “Memorie” della sarta di Maria Antonietta
Sono i dettagli che restituiscono la personalità più autentica dei grandi personaggi della storia. E nel caso di una regina come Maria Antonietta “dettagli” non da poco erano tutti gli accessori che tratteggiavano il suo stile rococò, tra cui le imitatissime acconciature realizzate con voluminosi toupets. Dietro i sontuosi e stupefacenti abiti della regina di Francia si celava l’abilità creativa della celebre Rose Bertin, prima stilista della storia di Francia e sarta di corte, le cui memorie sono adesso tradotte in italiano per la casa editrice Clichy (La sarta di Maria Antonietta, pp. 122, euro 10).
A lei si deve la moda del pouf: le acconciature turrite che tutte le aristocratiche parigine volevano imitare per somigliare alla regina anche se erano poi costrette a viaggiare in ginocchio nelle loro carrozze per non rovinare le scenografiche capigliature. Rose Bertin, originaria della Piccardia, era di umili origini ma molto combattiva e decisa a farsi strada nel bel mondo di Parigi, grazie alle dame di corte che avevano apprezzato i suoi modelli. Furono loro a presentarla alla futura regina nel 1772 e da allora Mademoiselle Bertin ne raccolse le idee e i suggerimenti per realizzare vestiti che erano vere e proprie opere d’arte.
La Regina aveva, per ogni stagione, dodici nuove vesti di gala, dodici abiti fantasia, dodici da cerimonia, per non contare i cento che ogni anno venivano in più allestiti. E tutti erano confezionati dall’instancabile Rose: 61 ogni tre mesi. Poi accappatoi, corsetti, scialli, cuffie e cinture, guanti, calze e sottovesti. Maria Antonietta sceglieva l’abito da mettere attraverso un catalogo che riportava ritagli delle stoffe degli abiti già pronti in guardaroba. La regina era a suo modo un’eccentrica ma fu grazie alle doti di Rose Bertin che riuscì a diventare voce autorevole in fatto di mode e tendenze a Parigi e in tutta la Francia. Anche nelle altre corti d’Europa la moda francese divenne un prototipo da imitare. Di qui l’appellativo di “ministra della moda” per la sarta di corte che si faceva beffe delle sue clienti che le chiedevano, offrendole compensi altissimi, di realizzare per loro modelli che la regina non aveva mai indossato: “Mai le donne di Francia – commenta la scaltra couturière – hanno speso tanti denari per rendersi ridicole”.